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Il CEO di Adobe non spiega i prezzi maggiorati in Australia

Shantanu Narayen, CEO di Adobe, non ha risposto alla domanda di un giornalista di Delimiter che chiedeva informazioni in merito ai prezzi praticati da Adobe in Australia. Come abbiamo riportato qualche giorno addietro, un’indagine avviata dalla Commissione Infrastrutture e Comunicazioni del governo di Canberra, ha preso di mira varie società (Apple, Microsoft e Adobe, tra le altre), tutte chiamate a motivare la distribuzione di prodotti con prezzi mediamente più costosi per i cittadini australiani, secondo quanto denunciato la scorsa estate da alcune locali associazioni per la tutela dei consumatori. Un prodotto come la Creative Suite arriva in Australia a costare ben 1400$ dollari in più rispetto a quanto è venduto negli USA, tanto da rendere conveniente prenotare un volo da Sydney a Los Angeles, farsi un viaggetto negli States, acquistare la suite in un negozio e tornare, risparmiando pure qualcosa.

Narayen ha fatto orecchie da mercante alla domanda del giornalista sul perché dei prezzi più alti, replicando con fumose retoriche sulla virtù della Creative Cloud e i vantaggi che gli abbonamenti con questa formula comportano per gli utenti. A nulla è valsa l’insistenza dell’inviato: l’amministratore delegato di Adobe ha continuato a rispondere fumosamente e a parlare della Creative Cloud. Anche in Italia i prezzi di molti software (al netto di IVA e tasse locali) sono più cari rispetto agli Stati Uniti. Non sappiamo se le nostre associazioni dei consumatori hanno il potere di fare qualcosa; non è ad ogni modo da sottovalutare l’idea del viaggio anche dall’Italia verso gli Stati Uniti per l’acquisto di software importanti: partendo da città come Milano o Roma, è spesso possibile pagarsi il viaggio, l’albergo, tornare con software originali, comprati a prezzi molto inferiori rispetto ai listini nostrani e, alla fine dei conti, risparmiare pure rispetto ai prezzi richiesti nel nostro Paese.

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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