Provare un computer richiede tempo. Ci vogliono settimane, si deve installare software, caricare dati, usare applicazioni. Non è un affare mercenario che si possa consumare in dieci minuti. Però per innamorarsi perdutamente di un nuovo apparecchio basta un attimo: un contatto, la sensazione dell’alluminio sulla pelle, il taglio del metallo che corre diritto, sbarazzino. L’incontro con il nuovo iMac, l’ottava generazione di quello che è diventato un computer ancora più iconico dello stesso primo Macintosh, è così: un colpo di fulmine.
Aver tolto il lettore Dvd ha permesso agli ingegneri di Apple di creare un design coinvolgente: 5 millietri di spessore sul bordo, una lavorazione dell’alluminio e del vetro che ormai supera qualsiasi immaginazione. Solo guardando un iMac del 2009, tre anni fa, pare di guardare computer di venti anni fa e più. C’è dietro uno studi di ergonomia, di design, di ricerca dei particolari e dell’effetto d’insieme che sono semplicemente stordenti.
Ho potuto toccare e giocherellare con l’iMac nuovo subito dopo la presentazione di San Jose. C’è poco da dire: non si può valutare il funzionamento di una macchina semplicemente toccandola e muovendosi sul bancone delle dimostrazioni. Ho scelto per questo di percorrerne le forme con la mano, di toccarla il più possibile per scoprire i particolari del design, la modalità di incastro del vetro rispetto al “mento”, la parte bassa del frontale in cui spicca il logo di Apple, le curve sinuose del quadrante, l’insieme di una forma smussata e sottilissima eppure profonda che sconfigge molte delle convenzioni estetiche provate finora.
Di sicuro non avrei progettato un iMac così, ma per fortuna di Apple e di tutti voi non sono un designer. E dimostro anzi quel che diceva Henry Ford, che a chiedere a un potenziale cliente cosa voglia si ottiene solo la risposta “un cavallo più veloce” e non certo una cosa nuova, non certo una generazione inedita.
Ecco qui dunque il nuovo iMac. Che sia nella versione più compatta da 21 che quella da 27 pollici, l’iMac fa parte di quella abbondante messe di novità presentata come un fuoco d’artificio durante l’evento di ottobre al California Theatre di San Jose. Una incredibile quantità di energia creativa, ed evidentemente la presenza di più team di lavoro capaci di andare avanti in parallelo per sviluppare prodotti eccezionali con tempi di consegna uguali, sono qualcosa che non si era mai visto prima. L’iTeam e la iAzienda, i due super-prodotti realizzati da Steve Jobs nei suoi ultimi anni di vita, stanno dando adesso i più succosi e spettacolari frutti. E che frutti. Un tale passo di innovazione è praticamente impossibile da seguire.
