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Il futuro alla Avatar è davvero uno schermo tridimensionale?

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Una serie di apparecchi che sembrano usciti dai libri delle favole. Il cambiamento nel mondo dei televisori è iniziato. E non si tratta più dell’alta definizione. Dopo che la tecnologia è rimasta sostanzialmente stabile per quarant’anni (a parte il colore, se si collega un televisore degli esordi all’antenna, il segnale analogico è ancora perfettamente visibile), arriva il primo cambiamento con il digitale terrestre, poi con l’alta definizione ora, infine, con il 3D.

Questo vuol dire rischiare di cambiare televisore ogni due anni, cosa altamente improbabile e improponibile, perlomeno nella maggior parte dei mercati europei, dove i televisori hanno un ciclo di vita medio superiore ai dieci anni. Ma non è questo il punto. Macity ha raccontato e continua a raccontare la mutazione dei nostri televisori, le nuove tecnologie, i modelli “rivoluzionari” che fanno capolino nel mercato. Anche i prototipi che arrivano effimeri e subito scompaiono senza lasciare traccia.

In questi mesi abbiamo avuto modo di visitare e “provare” gli apparecchi televisivi più strani e singolari, così come di partecipare alle proiezioni cinematografiche di film in tre dimensioni, soprattutto la “festa per gli occhi” di Avatar, il film dei record di James Cameron che esordisce nelle sale italiane oggi e che abbiamo recensito qualche giorno fa. Ma qual è allora la nostra impressione di queste tecnologie? Come ci “sembrano”?

Il televisore e il cinema tridimensionale non sono nuovi, di per sé: la tecnologia esiste da trent’anni e consiste nel riuscire a sfalsare in due canali l’immagine (per questo gli apparecchi soprattutto i proiettori da cinema o da home theatre hanno spesso una risoluzione doppia) per “truccare” l’effetto ai nostri occhi ricreando nel nostro cervello una immagine tridimensionale. Esistono pochissimi televisori che utilizzano speciali pannelli polarizzati (con una resa ancora non all’altezza) per poter vedere questo effetto senza occhiali bicolore. Ulteriore limite di questa tecnologia senza occhiali e totalmente sperimentale, bisogna stare fermi in una posizione ben determinata.

Ma come funzionano gli apparecchi 3D, visto che adesso quasi tutta la filiera è pronta (standard Blu-ray, cavetti HDMI 1.4 e varie specifiche anche per i televisori) e che anche i contenuti vengono realizzati in buona quantità ? àˆ proprio qui che ci sono le nostre perplessità  principali. Perché la tecnologia 3D costringe per adesso a fare sforzi che la rendono comunque “scomoda”. Vediamo alcuni problemi.

La luminosità  della stanza in cui c’è il televisore con immagini 3D deve essere praticamente azzerata. La luce diretta disturba gli occhiali polarizzati e la scomposizione dell’immagine in due, facendo “falsare” l’effetto tridimensionale. Bisogna insomma avere un televisore quantomeno bi-modale e rassegnarsi a vedere i film 3D come se si fosse al cinema.

Gli occhiali sono scomodi. Costano cari, attualmente (un centinaio di euro a coppia), pesano parecchio e richiedono parecchia pazienza. In due ore e mezzo al cinema cominciano a dare fastidio. A casa è improbabile tenerli su per una serata intera. Hanno anche un altro difetto: visto che la polarizzazione è verticale, per consentire la divisione dei due canali, se si ruota la testa di 45 o 90 gradi (ad esempio perché si guarda la tv stando sdraiati sul divano, lo schermo si annerisce e non si vede più niente. àˆ l’effetto della polarizzazione quando si va fuori asse.

Sempre gli occhiali, ma in generale la tecnologia 3D, sono molto fastidiose per bambini, persone con difetti della vista o portatori di occhiali. Costringere uno o più frugoletti a tenere gli occhiali è un esercizio superiore alla pazienza di molti, soprattutto considerando il costo e l’attitudine dei bambini di romperli. Ma soprattutto chi ha problemi clinici agli occhi, può dimenticarsi completamente di usare gli occhiali 3D, mentre chi ha gli occhiali da vista è condannato a una doppia fatica, visto che non esistono per ora sistemi comodi per sovrapporli a quelli che si portano abitualmente. Infine, il rischio è anche quello di guardare fonti luminose dirette, perché si pensa che gli occhiali per il 3D siano anche schermanti, quando invece è vero l’opposto e possono portare a danneggiamenti della vista se male utilizzati. I daltonici a quanto pare non hanno invece problemi a utilizzare questa tecnologia.

Infine, gli effetti del 3D unito all’alta definizione. Stanno uscendo giochi e film che consentono di vedere le cose tridimensionalmente, e insieme vengono proiettate le prime trasmissioni tridimensionali. Questa estate i mondiali di calcio saranno trasmessi in tre dimensioni in Giappone, grazie a Sony, e forse anche all’estero. Qual è l’effetto? Se non si cercano facili emozioni da Disneyland (ad Epcot, uno dei “cuori” di Disneyland di Orlando, in Florida, c’è il teatro 3D pieno di torte in faccia che viene l’istinto di abbassarsi per evitarle: un tromp l’oeil veramente spettacolare quanto di bassa qualità  artistica), la vista è molto particolare.

L’effetto del 3D è quello di una grande profondità  di campo, con la possibilità  di vedere finalmente le cose in prospettiva “naturale”, cioè stereoscopica, e non falsata dal fatto di essere appiattita su due sole dimensioni. Però questo porta anche a una diminuzione della dimensione degli oggetti: l’effetto della telecamera bidimensionale, che schiaccia e “avvicina”, è quello di ingrassare e ingrandire gli oggetti e le persone.

Ci spieghiamo meglio. Al cinema, soprattutto, gli attori sembrano più grandi, più alti e più “grossi” (cioè più muscolosi). Al cinema 3D tornano ad essere proporzionati, quindi la sensazione – dopo una vita in cui sullo schermo siamo abituati a certe proporzioni “ingigantite – è quella di vedere tutti più piccoletti. Risultato? Serve uno schermo molto più grande, per poter godere appieno dei particolari in alta definizione e vedere l’effetto di immersione tridimensionale (lo squalo che nuota nell’acqua e sembra che ti entri in salotto) anziché vedere un modellino, un diorama protetto da un cristallo e incassato nel televisore.

Insomma, per quanto intrigante e sicuramente coinvolgente, la tecnologia tridimensionale in questa fase sembra avere più svantaggi che non vantaggi. Dopotutto è normale, siamo alla prima generazione in cui si sposano le vecchie concezioni tecniche (schermi polarizzati, immagini divise in due canali), con i nuovi ritrovati della tecnica (trasmissione digitale, alta definizione). Ancora bisogna arrivare a veder celebrato questo “matrimonio”. La nostra sensazione è che al cinema il film 3D sia divertente, a casa invece sia un po’ presto per avere un televisore 3D, a meno che non si tratti di una funzionalità  aggiunta all’apparecchio esistente.

Anche per i videogiochi vale più o meno questa considerazione. E per i film. Uno degli aspetti che più abbiamo apprezzato di Avatar è stata la grazia e la leggerezza, diciamo in una parola l’eleganza, della regia e della visione di James Cameron. Anziché utilizzare trucchi da circo, il regista americano, come aveva fatto anche Pixar con “Up”, ha deciso di usare il 3D come illustrazione. E, quando vedrete il film, noterete anche che è molto lento il passaggio da una inquadratura all’altra. Più del doppio rispetto al cinema tradizionale, per i ritmi a cui siamo abituati oggi. Questa è una delle principali sensazioni, quasi inconsce ma molto forti, che si provavano ad esempio guardando “Up” in un cinema tradizionale con schermo a due dimensioni.

C’è un motivo: il 3D richiede più tempo per l’occhio ad abituarsi al cambio di immagine rispetto al 2D, perché deve lavorare di più per mettere a fuoco più oggetti in campi diversi. Un bravo regista lo sa e si muove con passo diverso, giocando sulla profondità  e non sulla rapidità  del montaggio. Non è per tutti così, non è soprattutto così per i videogiochi di oggi, che hanno una idea di “immersione” basata soprattutto sulla rapidità  delle immagini che si susseguono, cambiando inquadratura e messa a fuoco.

Dopo aver assistito alle più importanti fiere del mondo della tecnologia è fuori discussione che il 3D rappresenta un affare importante, anche se al momento solo in potenza, per i costruttori e per i produttori di contenuti. Ogni fiera e ogni padiglione dei grandi che costruiscono TV, lettori BD da salotto, sistemi audio Home Theater mostra in forza impianti completi 3D in decine e decine di salotti-tipo ricreati per i visitatori. Osservandoli sembra scontato pensare che il 3D è già  qui, non solo nei negozi ma già  direttamente nelle case degli utenti. Questo non è ovviamente ancora vero: il 3D fa bene alle casse del cinema ed è logico che l’industria stia facendo tutto il possibile per portarci il 3D anche in casa ma il punto di svolta secondo chi scrive non è dietro l’angolo.

Per costi e funzionalità  offerte il 3D casalingo è al momento una opzione che rimane valida per i fanatici dell’Home Theater e anche per i videogiocatori più incalliti, le due categorie disposte a sborsare qualsiasi prezzo per poter mettere le mani sugli ultimi ritrovati. Non dimentichiamo che proprio i videogiocatori sono stati i primi a sperimentare l’alta definizione assemblando PC super potenti per giocare su monitor con risoluzioni HD e superiori, questo anni prima che i termini Full HD o anche HD Ready diventassero la bibbia dei televisori.

Per i comuni mortali che fino ad oggi hanno vissuto con un televisore con una vita media di 10 anni il segnale è chiaro: l’applicazione delle tecnologie digitali ha impresso al settore TV gli stessi ritmi frenetici di aggiornamento che ormai da anni governano il mondo dei computer e delle periferiche. Mentre non riusciamo più a mettere i soldi nel salvadanaio, pensiamo che il nostro LCD o plasma di 3 anni fa è già  stato superato almeno 3 o 4 volte per contrasto, luminosità , qualità  dell’immagine complessiva e così via. Questo ancora non significa che il 3D così come è ora sia già  pronto e perfetto per il nostro salotto. Per il prossimo acquisto dilazionato un pannello piatto di nuova generazione è più che sufficiente per soddisfare i nostri desideri di grandezza espressa in pollici di diagonale.

Più che le riflessioni sugli ultimi ritrovati tecnologici e le non facili previsioni per quello che verrà , valgono le nostre scelte di spesa oggi. Oggi, stasera non sottoporremo ad un nuovo stress il nostro già  provato portafogli per procurarci un sistema Home Theater 3D. Viceversa non vediamo l’ora di sborsare i soldi del biglietto per goderci nella fila giusta il primo, vero film concepito e creato da zero per il 3D in sala: Avatar esce questa sera in tutti i cinema del nostro Paese. Impossibile non vederlo.

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