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Jean-Louis Gassée paragona la tecnologia moderna all’€™arte della cucina: l’iPad è una ricetta perfetta

A detta di Jean-Louis Gassée, la tecnologia odierna è un po’ come l’arte della cucina. Prima di entrare in HP nel 1968, Gassée ha fatto il cameriere a Parigi (a rue Galande, non troppo distante da Notre-Dame); ogni giorno prima di prendere servizio il suo compito era preparare vinaigrette, salsa remoulade e maionese, tipici condimenti per gli hors d’oeuvre (antipasti) francesi. Se i primi due non rappresentavano un problema, la maionese non era un compito per lui facile: «Tutti i giorni “impazziva” e lo chef mi rimproverava », dice Gassée ricordando la maestria del capocuoco nella preparazione. “In una ciotola di acciaio metteva senape, aceto, un po’ di olio, rompeva i tuorli sul bordo e li lasciava cadere nella ciotola; per ingraziarmi lo chef raggiungevo con una mano lo sbattitore: “No, ho solo bisogno di una forchetta”, diceva. “Il composto diventava pian piano perfetto, denso, vedevo formarsi i primi filamenti già durante le prime fasi della lavorazione, lo chef annusava e andava via; il resto era un compito per me facile: versare un filo sottilissimo di olio lentamente e sbattere con calma”. 

“Questo ricordo” racconta Gassée, “mi è venuto in mente quando ho visto per la prima volta l’iPad.” Per trent’anni, sembra voler dire l’ex manager di Apple, l’industria ha cercato di creare una tavoletta mettendo insieme in modo sbagliato gli ingredienti giusti. Il Dynabook, il Go, l’EO, il GridPad così come vari tablet Microsoft e anche il Newton di Apple: un insieme di fallimenti uno dopo l’altro. Improvvisamente nel 2010 Steve Jobs sale sul palco con l’iPad e mostra la ricetta perfetta: tutto diventa facile e ovvio.

I precursori del tablet di Apple ci sono sempre stati, quello che era sbagliato era il modo di proporli, metterli insieme. Cupertino se vogliamo non ha inventato niente: l’iPad è una variazione o l’interpretazione di Apple di come doveva essere un tablet. Seguendo la stessa logica potremmo però dire che Einstein non ha concepito la teoria della relatività: Henri Poincaré aveva avuto idee simili prima di lui ed Endrik Lorentz ancora prima; le equazioni di Maxwell contengono gli “ingredienti” base della relatività: Einstein non ha fatto altro che combinarle con le teorie di Newton.

In cucina dove si vede il talento? Nell’avere accesso agli ingredienti o nelle raffinatezze, nella creatività, nella magia del saper combinare gli elementi? I grandi chef ricevono lauti compensi e sono anche imitati. Nel campo automobilistico tutti sfruttano acciaio, alluminio, plastica, gomma ed elettroniche simili e spesso anche gli stessi fornitori, ma i “cuochi” di queste aziende cucinano gli ingredienti in modo diverso, con risultati estetici e finanziari diversi.

Se guardiamo ai soli ingredienti-base, Apple non ha inventato nulla, neanche l’Apple II, il Mac, così l’iPod, l’iPhone o l’iPad per non parlare degli Apple Store o dell’App Store. Sono cose già viste in precedenza e in altri contesti. L’elemento che accomuna i prodotti Apple è il coinvolgimento, la mano dello chef in queste creazioni. Non è stato scritto codice o progettato hardware ma erano elementi già presenti in cucina: quello che forse non a caso si chiama executive chief nel linguaggio commerciale, si è occupato di scegliere ingredienti con risultati unici ed eccellenti.

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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