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Second Life: attenti a QuickTime!

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Alle volte, soprattutto la sera quando uno si sta per addormentare, si viene colti da un pensiero. Il Mac oramai è già  spento, il dolce ronzio nell’etere dei pacchetti che sfrecciano attraverso la connessione Wi-Fi si è quietato, il mouse e la tastiera Bluetooth si sono addormentati. A quel punto uno si chiede: ma chi ce lo fa fare?

Parrebbe essere una domanda oziosa, da editoriale del lunedì mattina di Alberoni, e invece a cercare notizie in rete che riguardino i nuovi stili di vita digitali, poi si incappa anche in strani incroci di mondi, concetti, metafore. E rischi.

Uno di questi emerge dall’incontro tra letteratura e tecnologia, fra scienza e fantascienza. Tra paesaggi affascinanti e cattive intenzioni. Che ci fosse una vulnerabilità  (cioè un pezzetto di codice che potrebbe essere usato in malo modo da qualche programmatore cattivello) dentro QuickTime era cosa risaputa da qualche giorno. Che questo però potesse avere ricadute non sul mondo reale di chi usa il computer, ma su quello virtuale di chi passeggia per Second Life, no. E che poi chi passeggia nel mondo virtuale di Second Life potesse in qualche modo avere a sua volta ricadute sul mondo reale dei conti correnti, ancora meno.

Mettiamo ordine nella storia, un po’ complessa, che viene raccontata da fonti diverse. Cosa succede. I Linden Labs, cioè la società  che ha creato il metaverso (secondo la fortunata definizione dello scrittore di fantascienza americano Neal Stephenson) più popolare del momento, ovverosia il mondo virtuale di Second Life, avvertono che QuickTime ha una falla di sicurezza. Ok, si sapeva, non si capisce lì per lì né dove sia la notizia né perché questi signori, che si occupano di giochi virtuali in rete, si preoccupino di QuickTime.

Poi, andando a leggere meglio, si scopre che in realtà  molti utenti di Second Life, quando costruiscono le loro case virtuali, i centri shopping digitali e tutte le altre strutture composte di bit che rendono abitabile (per così dire) la seconda vita, utilizzano a man bassa QuickTime. Lo usano come sistema per far vedere video all’interno di Second Life. Mi spiego: se il nostro avatar entra in una stanza, un po’ come Lara Croft del gioco Tomb Raider che entra in un ambiente composto da mura di bit, visibile in soggettiva da dietro le spalle del personaggio, può trovare oggetti più o meno realistici ma apparentemente fisici. Ci possono essere tavoli, seggiole, mobili, e anche televisori, pannelli video, persino maxischermi da cinema.

Su quegli schermi le immagini in movimento che vengono proiettate sono in realtà  filmati molto spesso codificati in formato QuickTime e riprodotti localmente. àˆ il fenomeno dello streaming nel mondo virtuale, molto utilizzato dagli abitanti di Second Life perché consente di “arredare” e rendere ancora più interattivi gli ambienti virtuali anche quando non c’è nessun altro avatar oltre al visitatore (e capita molto spesso).

Il problema è che, secondo i Linden Labs, con questo sistema c’è chi riesce ad approfittarsi della vulnerabilità  di QuickTime per far passare altre informazioni digitali che hanno un effetto paradossale. Permettono cioè di borseggiare gli avatar che si avvicinano troppo ai video incriminati. E sfilargli metaforicamente il portafoglio digitali di tasca, dove ci sono i Linden dollars, cioè la valuta virtuale che però è convertibile in dollari veri. C’è un caso citato anche dalla stampa americana di esperti di sicurezza che sono riusciti a creare codice capace di estrarre ben 12 Linden dollars (pari a 4 centesimi e mezzo di dollari veri, al cambio attuale) dagli avatar che si trovano a portata di tiro del video incriminato.

Soluzione? In attesa che la vulnerabilità  di QuickTime venga corretta, quelli di Second Life non hanno nessuna intenzione di interrompere (potrebbero farlo) lo streaming video in tutto il metaverso. Invece, suggeriscono di non rischiare e di non avvicinarsi a “video di cui non si conosce sicuramente l’origine e la buona fede”. La vulnerabilità  è stata provata dai tecnici di laboratorio esperti in sicurezza e non si conosce nessuno che ancora l’abbia utilizzata per i loschi scopi immaginati dagli ingegneri. Ma, come si dice, una volta indicata la strada poi qualcuno magari si mette anche in cammino. àˆ per questo che, alle volte, la sera, uno quando si sta per addormentare legge queste cose e si ripromette di non accendere il computer il mattino successivo…

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