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Tim Cook davanti ad un giudice per il caso antitrust sui libri in digitale

La deposizione di Tim Cook a margine dell’inchiesta sugli accordi che hanno portato Apple nel mondo dei libri in digitale, ci sarà. Il giudice Denise Cote che segue il caso, ha concesso al Dipartimento di Giustizia il diritto di interrogare il CEO di Apple, respingendo la posizione della difesa, che invece riteneva irrilevante la testimonianza del capo di Cupertino.

Il DOJ ritiene che Cook per la posizione che ricopre oggi e soprattutto per essere stato molto vicino a Jobs al tempo del fatti, sia in possesso di informazioni utili a comprendere il meccanismo con cui Apple aveva allestito il suo sistema. Ricordiamo che secondo l’accusa, Apple aveva un accordo con gli editori per creare una sorta di cartello con il quale venivano fissati i prezzi per le edizioni in digitale così che nessun rivenditore on line era in grado di vendere eBooks ad un prezzo più basso di quello a cui li vendeva Apple. I cinque editori coinvolti con Apple (Penguin Group, HarperCollins, Simon & Schuster, Hachette e MacMillan) hanno tutti trovato un accordo con il dipartimento di giustizia e ora solo Apple resiste ed insiste nella sua posizione di estraneità al fatto in questione. Apple, anche se fosse trovata colpevole, non dovrebbe pagare una sanzione, ma dovrebbe riconoscere di avere violato la legge antitrust e dovrebbe impegnarsi a non perseguire più simili condotte.

In merito alla richiesta di testimonianza da parte di Cook, lo studio Gibson Dunn & Crutcher che rappresenta Apple ha definito l’operazione “un andare a tentoni”, un passo che non si comprende dove voglia andare e la prova che il Governo non ha prove stringenti sul caso. La posizione di Apple è che i manager che hanno testimoniato fino ad oggi dovrebbero avere già risposto a tutte le domande necessarie perché la corte si sia fatta un’idea sulla situazione. Il Dipartimento di Giustizia, rappresentato dall’avvocato Lawrence Buterman, pensa invece che Cook per la sua vicinanza a Jobs abbia avuto conversazioni private con il defunto fondatore di Apple e che quindi sia in grado di fornire informazioni importanti. Il giudice Cote ha ritenuto che alla morte di Jobs, in effetti, la persona più informata sui fatti sia proprio Tim Cook e per questo ha concesso al DOJ di interrogare il CEO.

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