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Razr V3, l’iPod di Motorola

Il vertice di Motorola festeggia il traguardo storico. La vittoria, in un momento in cui di vittorie ce n’è bisogno e di risultati positivi ce ne sono un po’ pochini. La causa del festeggiamento è il fatto di aver tagliato il traguardo dei 50 milioni di apparecchi cellulari della famiglia Razr V3 venduti: record storico, frutto di una serie complessa di fattori ma il cui risultato è inequivocabile. Il Razr è l’asso inaspettato che ha rimesso in partita Motorola.

Il business non andava bene, gli affari languivano, c’erano tagli, cambi al vertice, settori che proprio non riuscivano a battere un chiodo o quasi. Motorola ha passato anni di “razionalizzazioni” e “riposizionamenti del business”, che tradotti dal gergo dei consigli di amministrazione significano licenziamenti e vendita delle divisioni vendibili. Poi, senza quasi che lo volesse, ha azzeccato la carta vincente.

Il piccolo Razr V3, una sorta di Ufo nel mondo della telefonia, dal design innovativo, dalle funzioni “normali” (in molti soprattutto tra i fan di Nokia sono abbastanza critici rispetto ai software di Motorola, giudicati il vero tallone d’Achille dei suoi telefonini), dall’appeal incontenibile, ha fatto la magia. Lanciato nel novembre del 2004, diventato un prodotto per il pubblico all’inizio del 2005, con specifiche tecniche che attualmente sono un po’ stagionate (per non dire di più) è tuttora uno dei telefoni più venduti se non il più venduto. Alla faccia di Smartphone e di altre scommesse supertecnologiche, finlandesi o coreane che fossero.

La Razr-mania è cresciuta veloce e spontanea, portando il tributo di un pubblico desideroso di avere questa sorta di telefono-gioiello dal prezzo elevato ma non impossibile, dalle funzionalità  ampie ma non illimitate, dal design innovativo e intrigante. Fatto in alluminio, ultra-sottile, con innovazioni come la tastiera “spaziale” incisa foto-chimicamente senza tasti a rilievo, il carica-batterie che sfrutta il canale Usb (ottimo per chi vive con il portatile nello zainetto e non vuole un alimentatore in più da trascinarsi dietro), tanti piccoli dettagli che l’hanno improvvisamente reso l’oggetto del desiderio per milioni di appassionati di telefonini in tutto il mondo: dai techno-fan sino agli snob in cerca del telefonino “cool” da tenere nel taschino.

Il successo di Motorola, sorprendente e inarrestabile (nel suo piccolo dei 50 milioni di apparecchi venduti) è stato tale da rialzare le quotazioni dell’azienda e offrire un solido punto a cui ancorarsi durante la tempesta del mercato, scosso da profondi cambiamenti nelle diverse aree di business di Motorola. Altri prodotti lanciati sull’onda di questo non hanno ottenuto lo stesso risultato, a dire il vero, mentre un crescente successo lo hanno ottenuto le variazioni sul tema, cioè i Razr di differente colore e prestazioni (segnatamente, il modello V3x).

Alla fine, stessa fortuna che Apple ha avuto con l’iPod, ma minore capacità  di esecuzione, cioè di capitalizzare ogni singola opportunità  aperta dal prodotto-guida e dal traino del suo successo. Probabilmente è per questo che non si può parlare di un “effetto halo” del Razr V3. Ma a Motorola, tutto sommato, è andata più che bene così.

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