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PlayStation3: sarà  una console “universale”

C’è una cosa che distingue un hard core gamer dal resto del mondo. Il suo odio senza confini per il blocco del codice regionale, cioè l’impossibilità  di giocare su una console europea i titoli prodotti per i mercati nipponici e statunitensi. C’è un motivo tecnico, certo, visto che l’ottimizzazione dei segnali video richiede tensioni e frequenze differenti. Ma non è insuperabile (esistono sia giochi “multistandard” che numerosi televisori capaci di “nutrirsi” di tutti i segnali inviati loro) e poi con i monitor-tv ad alta definizione il problema scompare. No, la novità  è che si supera una barriera legale e psicologica ad un tempo.

Il blocco dei codici regione, parallelo a quello dei lettori Dvd per esempio, è una delle pratiche definitorie del mercato dei videogames per console. Nell’ambito del personal computing è stato praticato solo nei confronti della Cina e in piccola parte verso il Giappone e Corea, le cui versioni di Windows avevano in passato una serie di funzionalità  alquanto differenti da quelle del resto del mondo – per supportare principalmente i differenti modi di scrittura – tali da rendere il software mutualmente incompatibile da e verso l’Occidente (e rendere così il fenomeno della copia meno dannoso, soprattutto in Cina). Ma è nella galassia delle console da intrattenimento videludico che i blocchi hanno sempre dato il meglio.

Divise in “aree” mondiali, accoppiate a tensioni e standard televisivi diversi (110-230 volts, Pal e Ntsc), le console avevano sinora avuto questa caratteristica di consentire lo sviluppo di mercati isolati e quindi assolutamente impermeabili tra loro.
Sia per le console che per i titoli, lasciando appunto a pochi “appassionati estremi” la possibilità  di riorganizzare le loro collezioni con l’ausilio di costose seconde e terze versioni della stessa console, provenienti da regioni diverse, tramite il mercato dell’importazione parallela, oppure ricorrendo a chip di modifica che però avevano la brutta abitudine di consentire anche l’uso di giochi copiati (su supporto Cd e poi Dvd) consentendo così un uso forzatamente illegale dello strumento anche per chi volesse solo acquistare il titolo originale presentato magari mesi prima in altri paesi.

Certo, adesso rimarrà  il problema delle lingue (anche se, con l’aiuto dell’hard disk disponibile su PS3 si possono già  immaginare i file che permettono di bypassare il testo magari in giapponese, aggiungendo traduzioni anche in inglese o in altre lingue note e viceversa) ma il passo è stato fatto, il Rubicone è stato passato. La PS3 non ha la divisione in zone, non è bloccata da un codice, il mercato dell’importazione potrà  rinascere e un nuovo modello di mercato – magari una delle chiavi per la vittoria o la sconfitta di PS3 rispetto all’agguerrita concorrenza – potrà  nascere. Il dado è tratto…

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