La JMM – Jupiter Media Metrix, una società di analisi specializzata in argomenti web centrici ma anche organizzatrice di PLUG.IN, il settimo forum sulla musica online (New York City, 8 e 9 luglio), quindi molto competente sul tema, ha appena pubblicato interessanti risultati.
“La condivisione di canzoni, tipo Napster e suoi derivati, non riduce il quantitativo di soldi che ognuno stanzia per comperare i CD” è il senso dello studio di JMM.
Le case editrici di musica “piangono” e una delle loro associazioni, la IFPIU – International Federation of the Phonographic Industry ha di recente comunicato che lo scorso anno è stato il primo di declino di vendite dal 1980.
“Il declino del 5% nelle vendite” dice JMM “è un rallentamento fisiologico ciclico del settore musicale”: il suo sondaggio ha trovato che il 19% degli utenti online ha aumentato la cifra destinata alla musica mentre il 10% l’ha diminuita.
“Le major dovrebbero smettere di demonizzare il file sharing e studiare soluzioni di marketing e distribuzione che gli utenti gradirebbero molto” è la conclusione di JMM.
A parere di chi scrive l’allontanamento del pubblico dall’acquisto e’ probabilmente il continuo aumento dei prezzi dei CD e i sotterfugi dei metodi anticopia non solo infrangono il diritto di codifica in MP3 per usi privati, ma trasformano un CD Audio in qualcos’altro.