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Darwin per PC, uscita di sicurezza da PPC

Secondo Siracusa, al di là  delle considerazioni di mercato (svolte anche ieri da Macity) appare davvero molto difficile che il nuovo sistema operativo possa essere convertito per piattaforme diverse da PPC. “Si tratta prevalentemente di una questione tecnica – spiega Siracusa – l’interfaccia Aqua e Carbon sono vincolati in maniera complessa all’hardware PowerPC. Per consentire loro di dialogare anche con un hardware differente c’è semplicemente troppo lavoro da fare. A mio giudizio no c’è semplicemente alcuna possibilità  di vedere MacOs X su piattaforme alternative”. In aggiunta alle difficoltà  che potrebbe avere Apple non andrebbero dimenticate neppure quelle di disponibilità  del software. Non bisogna, infatti, credere che un’applicazione compilata per la versione per Mac possa funzionare anche per Intel: “Gli sviluppatori – dice ancora Siracusa – sarebbero costretti a riscrivere i loro programmi”, e già  questo da solo, aggiunto alla necessità  di supportare nuove configurazioni (per giunta appartenenti ad un universo variegato e per alcuni versi confuso come quello hardware PC) potrebbe essere un disincentivo a produrre una versione per PC di MacOs X.
Ma allora perchè la decisione di compilare una versione Intel di Darwin, che è alla base del codice di MacOs X? “Si tratta di una rete di sicurezza per Apple – dice ancora Siracusa – vogliono che la parte essenziale del sistema operativo sia multipiattaforma. Se in futuro dovesse rendersi necessario ricompilare l’intero sistema operativo per PC avere il “core” dello stesso portabile fin da subito con sforzo ridotto potrebbe essere un vantaggio”.
Un’ottica dietro alla quale sembra di intraverdere, come accennato, la volontà  di preparare una via di fuga verso PC nel caso l’alleanza AIM, Apple Motorola IBM, debba naufragare e la società  di Cupertino essere costretta a cercare nuovi processori per la sua piattaforma hardware.

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