Apple lo scorso anno ha pagato zero tasse in Inghilterra. La possibilità di evitare il pagamento delle imposte sul profitto aziendale, non è stata un’evasione del dovuto, ma l’effetto delle deduzioni fiscali che derivano dalla concessione ai dipendenti di azioni in funzione di pagamento.
Il Financial Times, che porta alla luce la questione, rileva come le realtà che operano sul suolo britannico, Apple, Apple Europe, Apple Retail UK avrebbero generato nel corso del 2012 68 milioni di sterline di profitto ottenendo una deduzione fiscale pari a 27,7 milioni di sterline. Apple in UK come altrove in Europa, abbatte ulteriormente il profitto perché larga parte di esso va in campo ad Apple Sales International, una sussidiaria irlandese che per le particolari leggi di quel paese figura come apolide dal punto di vista delle tasse, per questa ragione ha un prelievo fiscale di solo lo 0,05%.
La questione è probabile finisca per rinfocolare la vicenda di cui Apple suo malgrado è stata protagonista nelle passate settimane, in altre parole quella connessa alle ben note polemiche sull’elusione fiscale e alle complesse alchimie, perfettamente legali ma sicuramente scomode per gli erari di molti paesi, USA i primis, con le quali le grandi corporation sono in grado di ridurre in maniera sostanziale quel che ci si attenderebbe pagassero sugli enormi profitti generati dal loro business. Cook era stato anche ascoltato da una commissione speciale del senato americano. Successivamente anche l’UE si è occupata della questione, nel corso di una riunione con i ministri delle finanze. L’incontro è terminato con il proposito di trovare un sistema per chiudere le falle sulle quali, con le complicità di qualche stato, i governi in passato potevano anche fare finta di nulla, ma che oggi sono diventate intollerabili per nazioni con l’acqua alla gola e che sono costrette a chiedere ai cittadini sacrifici quotidiani.
