Qualcosa arriva sino al videonoleggio oppure, qui da noi in Italia, viene venduta allegata a qualche settimanale in edicola. Qualche telefilm un po’ vecchiotto, magari la prima serie di Star Trek, oppure Starsky e Hutch, oppure le immancabili repliche di Sex and the City, Cin-Cin (cioè Cheers). Ma in realtà , solo per parlare dei prodotti televisivi d’Oltreoceano che da noi sono stati portati a partire dalla metà degli anni Ottanta da Fininvest-Mediaset, ce ne sarebbero a palettate.
Senza contare poi la produzione nostrana, Rai e non Rai, che tra sceneggiati, telefilm, spettacoli, ammonta ad anni ed anni di materiale video. Tutta roba che, a parte le solite eccezioni (pensate a Sandokan con Kabir Bedi, oppure a qualche Marlowe d’annata con Gino Cervi), non potrebbe mai arrivare nei videonoleggi. Come mai? Questione di diritti, certo (per l’edizione in videocassetta o Dvd bisogna pagare i diritti a tutti, a partire da chi ha composto le musiche sino all’ultimo degli autonomi che hanno partecipato alla realizzazione del prodotto, e non sono pochi) ma anche questione di distribuzione. Per quanto economico, il Dvd da distribuire a tappeto in tutto il Paese costa sempre troppo. E quindi, non se ne fa di niente.
Stesso problema anche negli Usa. Se non fosse che qualcosa si potrebbe fare, grazie ad Apple. Ricapitoliamo brevemente: in un evento speciale Steve Jobs tre settimane fa lancia un telecomando a sei tasti, un iMac con Front Row (il software per gestire i contenuti multimediali che fa impallidire cinque anni di Media Center targato Redmond) e videocamera incorporata, e un iPod video. Ma lancia anche una sezione dell’iTunes Music Store dedicata al video, partendo con i “corti” di Pixar (accordo con Disney), qualche video musicale (questi si possono scaricare anche da noi) e cinque serie di telefilm (solo negli Usa) tra le quali ci sono anche due “blockbuster” come Desperate Housewives e Lost (ancora inedito, quest’ultimo, ma già preso da RaiDue).
Ebbene, si fa la somma, ci si scervella sul futuro del Mac mini (che per adesso non è compatibile con Front Row ma sembra a logica essere il candidato ideale per diventare un media center da lasciare sopra il televisore di casa), si tentano interpretazioni di tutti i generi sui prodotti, ma poco si dice sui contenuti. Eppure, sono i contenuti il motivo per cui si acquistano i prodotti. Mica compriamo i libri perché hanno un nuovo tipo di rilegatura oppure i Cd perché costruiti con policarbonato di nuova foggia. I contenuti. E i contenuti per iTunes Video in potenza ce ne sarebbero a palettate.
In questo momento, come dimostra anche l’esplosione del download illegale tramite aMule e BitTorrent, i telefilm godono di una popolarità incredibile. E’ lo stesso meccanismo della musica digitale: prima si inventa il modo per comprimere (ieri l’Mp3, oggi il Divx), poi si scambia senza “controllo” tutto quel che si può (ieri il primo Napster, oggi BitTorrent e gli altri), poi ci vuole Steve Jobs per offrire, tra le mille derive del mercato, un modello credibile, funzionante e integrato di prodotto. Ecco dunque iTunes, che organizza e mostra, iPod che consente di gestire a livello personale, e Front Row, che permetterà di fruire con una esperienza simile a quella della televisione. Il tutto senza abbonamenti e a prezzi contenuti, almeno rispetto alle “offertacce” di certa concorrenza che “puzza” di fregatura lontano un miglio.
I contenuti degli archivi televisivi? Aldo Grasso ha scritto una storia della Televisione e suggerito la creazione di una Storia dei Telefilm che da soli basterebbero a farci sognare ad occhi aperti: la televisione degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, da noi totalmente monopolizzata dalla Rai (che ha prodotto spettacoli e contenuti bellissimi); la televisione degli anni Ottanta, costruita sull’importazione di quanto accaduto nei Sessanta e Settanta in America; la televisione degli anni Novanta, con un piatto ricco di Usa e Italia, declinato anche sul versante degli sceneggiati e le produzioni migliori del nostro Paese, che hanno spesso coinvolto gruppi di lavoro internazionali, italo-franco-tedeschi. La televisione del XXI secolo, infine, che sta realizzando una vera e propria rivoluzione, sia negli Usa che in Italia.
Esempi di cosa si potrebbe fare? Dall’Isola dei famosi in clip di un’ora a 50 centesimi di euro sino agli inediti Battlestar Galactica a 2 euro a episodio. Passando per tutto quel che c’è in mezzo: Celentano sei anni fa in quattro puntate a un euro l’una? Mork e Mindy a 1,99 centesimi di euro a puntata? Dynasy, Falcon Crest e Happy Days a 99 centesimi di euro? Harlem contro Manhattan a 1,29 centesimi di euro? Solo la fantasia, la voglia di realizzare questo tipo di prodotti, gli accordi commerciali e un po’ di buona volontà impediscono che accada.
Magari la strada potrebbe essere un altra e i protagonisti altri ancora. Ma in questo momento, se ci si trovasse alla guida di Viale Mazzini, la sede della Rai, o di MilanoDue, la sede di Mediaset, un pensiero si potrebbe anche cominciare a farlo: c’è chi ha costruito l’infrastruttura, raccolto il pubblico e distribuito gli apparecchi. Né più e né meno come è successo con la tivù convenzionale. Ora bisogna che i produttori si sveglino e tirino fuori i contenuti. Potrebbero succedere cose grandiose…