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IBM: il PPC 970 pronto per i portatili

Circuiteria a 90 nanometri, Silicon On Insulator e trained silicon. Eccole le tecnologie che rendono il PPC 970FX in un tempo più veloce ma anche meno esigente in fatto di consumi del PPC 970 ma anche e soprattutto in grado di essere impiegato nell’ambito dei portatili. A gettare nuova luce sull’architettura del nuovo chip è la stessa IBM che ha presentato ufficialmente alcune caratteristiche del processore.

Il dettaglio più interessante è l’impiego di strained silicon (letteralmente “silicio stirato”), una tecnologia che gli esperti prevedevano potesse essere impiegata non prima della fine del prossimo anno. Anticipando i tempi, invece, Big Blue è riuscita ad implementarla commercialmente in un processore che, come spiegato da Macity nei giorni scorsi, è già  in produzione.

Ma che cos’è e come funziona strained silicon e perché è così rilevante il suo impiego in un chip? Senza scendere nei dettagli tecnici che risulterebbero complessi, basti sapere che di fatto si tratta di “spalmare” un lattice di silicio spesso pochi micron sopra un altro strato di silicio germanio. Gli atomi del silicio nello strato superiore si allinenano per effetto di questo sistema in maniera molto favorevole aumentando in maniera sensibile la capacità  da parte degli elettroni di fluire nel semiconduttore diminuendo il consumo e incrementando le prestazioni. Secondo alcuni test questa tecnologia è in grado di incrementare del 35% la velocità  dei transistor rispetto a quelli costruiti secondo i metodi tradizionali. Fino ad oggi, però è sempre stato molto difficile impiegare i tradizionali processi di fabbricazione per stendere lo strato di silicio germanio. Ne sa qualche cosa Intel che ha sperimentato a lungo un sistema per arrivare a produrre chip fondati su questa tecnologia. IBM pare avere aggirato il problema rimuovendo lo strato di silicio germanio prima della produzione vera e propria del chip.

Questo sistema che prende il nome di Strained Silicon Directly on Insulator (SSDI), ha evidenti riflessi nel consumo, come è facile comprendere quando si nota che i nuovi PPC 970FX consumano la metà  rispetto ai PPC 970 tradizionali ma anche molto di meno di Prescott, il nuovo processore di Intel che pur costruito con la raffinata tecnologia a 90 nanometri è più assetato di energia di Northwood che ha una tecnologia da 130 nanometri.

La conclusione è che ora Apple ha a disposizione un processore a 64-bit capace di velocità  ben al di sopra del GHz e in grado di essere collocato in un portatile. La stessa IBM si attende che il PPC 970FX possa essere impiegato in un PoweBook, come sottolinea Richard Doherty, uno dei manager di Big Blue: “Ci pare logico * dichiara all’agenzia di stampa Reuters * che Apple possa selezionare la flessibilità  di questo chip per la prossima generazione di portatili”.

Ma il PPC 970FX, come ricordato più volte, grazie alla maggiore densità  di transistor può essere indirizzato anche su un’altra strada: quella dell’incremento della velocità . Ecco, dunque, che esso diviene il principale candidato all’impiego anche nella prossima generazione di PowerMac dove potrebbe apparire molto presto in tagli da 2.4 se non 2.6 GHz per poi compiere il balzo in estate a quota 3.0 GHz, consentendo ad Apple di mantenere le promesse avanzate da Jobs.

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