Vedere Steve Jobs dal vivo per un utente Mac è sempre una grande emozione.
Ma chi ha la mela nel cuore è diventato sempre più esigente con la casa di Cupertino. Per questo il keynote di Jobs è stato in realtà un evento diviso in due parti, la prima più “fredda” e la seconda, dedicata a Panther e ai nuovi prodotti, interrotta continuamente da applausi scroscianti, come nella migliore tradzione.
Steve Jobs entra sul palco dopo che è la platea ha sentito suonare una canzone, “in My Life” dei Beatles cantata dal recentemente scomparso Johnny Cash, e inizia subito, senza nessun intermezzo per “scaldare” la platea, a parlare dei prodotti.
Tra il pubblico quasi tutti sono evidentemente già al corrente delle novità presentate negli scorsi mesi, sia per il software che per l’hardware, Panther e G5.
Quindi, si crea un’atmosfera strana, quasi di benevolente attesa.
Pochi applausi, mentre Jobs illustra i nuovi iPod, le caratterisitiche del nuovo G5 e altri aspetti degli ultimi mesi di lavoro.
Tutto il contrario dello spirito di San Francisco dove, a gennaio, Steve praticamente era interrotto al termine di ogni frase (alla fine se ne conteranno 128, secondo il San Francisco Chronicle dell’epoca) da una vera e propria ovazione.
La presentazione prende però un’altra strada quando la presentazione di alcune feature di Mac Os X Panther. In particolare, la dimostrazione prima di Exposé e poi del funzionamento dal vivo di iChat AV scaldano realmente la platea e gli applausi partono, naturali e abbondanti, con frequenza sempre maggiore.
C’è l’ultima parte, dedicata alle nuove macchine (di cui viene applaudito anche il prezzo in euro, nonostante sia in media maggiore, al netto del cambio, rispetto a quello statunitense), che provoca vere e proprie standing ovation e anche uno “Steve, voglio comprare il nuovo 15 pollici” da parte di una persona nel pubblico a cui Jobs risponde “Lo puoi fare a partire da oggi!”. Alla fine, un keynote con una buona partecipazione (quasi cinquemila persone, secondo l’organizzazione, con 150 giornalisti europei e 250 francesi) e un buon risultato per Apple.
Infine, un anziano signore americano, a giro tra gli stand espositivi, commentava: “Sarà difficile avere di nuovo un’esperienza come quella di San Francisco, a gennaio di quest’anno: una vera rivoluzione, tonnellate di prodotti e innovazione. A Parigi non è andata male, ma si sa, da Steve Jobs ci aspettiamo sempre di più…”.