Pochi attimi prima che iniziasse il keynote di Steve Jobs, il vostro cronista lunedì scorso aveva sperato di fare il colpaccio: con un MacBook nero nuovo di pacca del collega spagnolo, perfettamente collegato alla rete Wi-Fi, si prospettava una diretta sulle pagine speciali di Macity senza problemi.
Il fatto è che nella sala del keynote, dove si erano assiepati 4200 tra sviluppatori, ospiti e il ristretto manipolo di giornalisti chiamati direttamente da Apple a San Francisco, la connessione Wi-Fi “normale”, quella per intendersi che poteva funzionare con il vecchio e fedele PowerBook del cronista era completamente assente. L’opportunità di usare la rete con il MacBook, quindi, era davvero ghiotta.
Poi, le cose sono andate diversamente: a meno trenta secondi dall’inizio del keynote, con un rilassato Steve Jobs pronto a salire sul palco, la connessione è stata fatta “cadere” dai tecnici della regia di Apple, e con una corsa frenetica la diretta su Macity è andata in onda lo stesso grazie alla rete Gprs di Cingular. Ma non è questo il punto. Il fatto, invece, è che quel giorno per poi continuare sino alla chiusura della conferenza di venerdì, per tutto il Moscone Center ala Ovest è stata presente la veloce e stabile connessione Wi-Fi. Ma non nel consueto doppio standard 802.11b/g. Bensì nel “formato” preferito da Intel, quell’11a che funziona, anziché a 2,4Ghz, a 5,8Ghz. Tale era, tra l’altro anche il nome.
Si sapeva che nel chipset Intel e nelle nuove schede Airport incorporate nei nuovi MacBook, pro o no, era presente anche questa funzionalità . Si sapeva anche che i nuovi Mac Pro hanno la medesima possibilità anche se non una compatibilità software dichiarata.
Quello che sino a questo momento non era chiaro – e se ne sta parlando non poco in rete – è se in effetti già funzionasse anche l’802.11a oppure no. Ebbene, almeno all’interno della struttura del Moscone, la connessione funzionava eccome!