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Apple assente nell’elenco dei Big Tech contro le fake news

Le principali aziende tecnologiche come Meta, Microsoft, Google e Twitter hanno accettato le nuove regole con cui l’Unione Europea intende combattere la disinformazione online. E Apple? non pervenuta. Nell’elenco delle 33 società tech che mirano ad aiutare l’UE in questo scopo il nome della multinazionale di Cupertino non figura, sicché mancherebbe un’importante pedina per il raggiungimento dell’obiettivo.

Applicate dal Digital Services Act (DSA), le nuove regole della Commissione Europea sono in realtà un aggiornamento del Codice di condotta sulla disinformazione 2018 dell’Unione che dovrebbe consentire un migliore controllo del problema delle Fake News nelle varie piattaforme soprattutto grazie a quanto si è appreso da eventi come la pandemia di coronavirus e la guerra in corso in Ucraina.

Questo codice ora si compone di 44 impegni e 128 specifiche misure con cui si intende porre fine alla disinformazione online. Alcuni di questi si occupano di demonetizzazione, altri di trasparenza per la pubblicità politica e altri ancora mirano a rafforzare la comunità di fact-checker (coloro che verificano tempestivamente la veridicità di quanto viene pubblicato in rete).

apple lista disinformazione

Nonostante in passato abbia affrontato la disinformazione tramite attività come l’App Tracking Transparency (ATT) come dicevamo Apple è tra i grandi assenti dall’elenco dei firmatari. Questo non significa che non possa abbracciare il codice in futuro mettendosi al fianco di aziende come Adobe, TikTok, Clubhouse e le altre già in carreggiata, ma per il momento non è presente e non se ne conosce la ragione.

Sarebbe molto importante vederla entrare a far parte della lista proprio per la sua importante figura che ha all’interno della comunità tecnologica, e poiché vende prodotti e servizi tramite cui le persone potrebbero potenzialmente incappare nella disinformazione, il suo ruolo in questa battaglia potrebbe essere più rilevante di quanto si possa pensare.

Ad ogni modo le aziende iscritte alla lista hanno sei mesi di tempo per mettere in campo le misure richieste e fanno parte di una Task Force che si riunisce regolarmente per monitorare poi i progressi fatti.

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