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Casa editrice norvegese: “Apple è come un bizzarro signore feudale”

Apple è come un bizzarro signore feudale. Il paragone tra la Casa di Cupertino e la casta di governo che dominava l’Europa nei secoli bui, muovendone il sistema senza razionalità, soggiogando i sudditi con autoritarismo e con azioni fondate sul dominio non contestabile, indirizzato all’unico bene  delle famiglie che facevano parte del sistema di potere, arriva da Shibsted Media Group, importante casa editrice norvegese.

L’occasione per attaccare Cupertino parte dalla decisione di schierarsi a favore delle posizioni di Spotify che nelle passate settimane ha presentato un esposto contro Apple presso la Commissione europea citando pratiche anticoncorrenziali e un modello imprenditoriale che offrirebbe alla Mela “un vantaggio sleale”.

Di fatto anche in seno a Shibsted la si pensa allo stesso modo come si apprende da una lettera firmata da Anna Careborg e Lena K. Samuelsson, entrambi capo redattori di Svenska Dagbladet e Aftonbladet, rispettivamente terzo e primo giornale per circolazione di copie in Svezia e parte del gruppo Shibsted. Aftonbladet è probabilmente anche il giornale con il maggior numero venduto di copie digitali al mondo rispetto alla circolazione cartacea.

“In precedenza, per noi e altri giornali era possibile addebitare il costo del nostro prodotto mediante l’App Store e relazionarsi con lettori e utenti. Negli ultimi due anni, Apple respinge queste iniziative. Per contro, chiedono il 15-30% dei ricavi da tutti i contenuti digitali come ad esempio gli abbonamenti venduti mediante le app. Proprio nel momento nel quale alcune riviste stanno cercando di individuare nuovi modelli commerciali digitali, usano la loro posizione dominante per introdurre questa tassa Apple”.

Lamentele anche per l’impossibilità di accedere ai dati degli utenti. “Ancora più grave è che Apple non ci consente di avere rapporti diretti con i lettori mediante le nostre app. Dati e relazioni con i clienti sono elementi confiscati da Apple. Ciò significa che non conosciamo (tutto) quello che è stato firmato con l’abbonamento tramite app e di conseguenza non possiamo presentare offerte, informazioni o fare domande su ciò che vorrebbero leggere di più”.

Secondo le due giornaliste il problema è particolarmente rilevante in Svezia dove l’iPhone vanta un market share del 48%. “Apple – è la conclusione della casa editrice – si comporta come un bizzarro e imprevedibile signore feudale che non capisce oppure non ha alcun interesse sulle conseguenze che derivano delle sue azioni. Per dimostrare di volere davvero contribuire allo sviluppo sociale, dovrebbe almeno provare a non sabotare il libero giornalismo”

Mettendo insieme questi elementi e la presunta assenza di trasparenza, la casa editrice, come già ha fatto Spotify cui per altro aveva già risposto Apple, ritiene che sia necessario un intervento normativo.

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