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Gli hackers non sono più quelli di una volta…

“Tutto quello che questi ragazzini sanno fare – si legge in una dichiarazione a Wired – è di scaricare strumenti da Internet e pestare i piedi alla gente. Tutti sono capaci di fare gli hackers in questo modo”. Un’opinione condivisa anche da un investigatore californiano, nome in codice Gramps che separa i vecchi hackers da quelli nuovi usando una data simbolica, il 1991. Prima di quell’anno, infatti, chi desiderava andare on line doveva avere capacità  superiori alla media, perfino costruirsi degli strumenti di navigazione da solo
“Gli attacchi DOS a che servono? – si chiede Gramps – Sono solo delle opere di vandalismo. Nessuno ne può ricavare motivazioni politiche. L’accusa al malvagio commercio elettronico è solo un’estrapolazione dei media. Che passi avanti hanno fatto gli hackers grazie a questo tipo di disturbo? Ne hanno gaudagnato qualche cosa in conoscenze? Ne ha guadagnato qualche cosa la comunità  informatica? Tutti sapevamo che quello che hanno fatto si poteva fare. Questi ragazzini – un termine che ricorre spesso qundo si parla della nuova generazione – non sono altro che zanzare, caccole della rete”.
Accuse sprezzanti che giungono anche a rifiutare il titolo vdi hackers a chi ha portato a termine i DOS attack. “Per essere un hacker – dice ancora Gramps – non bisogna avere un computer. E’ un modo di vivere che può coinvolgere tutti gli aspetti della nostra vita. Se si è cambiato qualche cosa, se si è esplorato a fondo un problema e lo si conosce a fondo si puo’ dire che lo si è “hackerato”. Chi fa ricerche è un hacker, chi distrugge le cose è un criminale”.
Un’atteggiamento tanto stupido da far sospettare che, ancora una volta, dietro a tanto sfoggio di unitilità  ci sia lo zampino dei federali. L’obbiettivo sarebbe far esporre i più ingenui e colpire l’intero movimento. Per stroncare sul nascere questa situazione che rischia di affondare lo spirito degli hackers per sempre, ci vorrebbe una sorta di scuola da parte di chi “pirata e signore” lo è per davvero. “I ragazzini un tempo piegavano le antenne delle radio delle automobili o facevano scherzi al telefono – si legge ancora nell’articolo di Wired – ora abbattono networks causando danni da milioni di dollari. Il rischio di un caos creato da adolescenti su Internet non è remoto. Ora che sempre più gente entra in rete, gli esperti di computer possono fare molto per il bene o molto per il male”.

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