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iPod shuffle, per Apple profitti consistenti

Secondo IdaRose Sylvester, senior analyst di Idc, un iPod shuffle ha un margine di guadagno sull’hardware di circa il 35-40%. Il calcolo, che ovviamente esclude tutta la logistica, gestione, comunicazione e altre spese accessorie, è basato sui prezzi medi delle componenti del lettore di musica digitale.

La componente più costosa, prendendo ad analizzare il modello da 512 MB, è la memoria flash, prodotta dalla coreana Samsung.
Il costo è di circa 37,50 dollari a pezzo, due terzi del costo complessivo stimato per Apple in circa 50 dollari (le cifre sono espresse con la valuta americana dato che quella è la divisa utilizzata per effettuare gli acquisti delle componenti).

“I margini di Apple sullo shuffle – dice Sylvester – sono veramente molto buoni: basandoci sulle nostre analisi dei costi relative ai prezzi di produzione dell’ultimo trimestre del 2004, cioè di quando Apple ha acquistato il materiale in approvvigionamento preparandosi alla produzione. Visti i volumi, il prossimo approvvigionamento avverrà  sicuramente a prezzi ancora più bassi”.

Secondo l’analista, infatti, il costo delle memorie da 512 MB scenderà  presto a 31,25 dollari, facendo crescere il margine di Apple in maniera ulteriormente significativa. Il secondo componente più costoso è il chip di SigmaTel che sovrintende alla decodifica dei file Mp3 o Aac.
Secondo Sylvester, tra l’altro, il chip (numero STMP3550) è anche in grado di supportare la decodifica del formato Wma di Microsoft.

Interessante notare dall’analisi che, oltre alle funzioni implementate dalle componenti (convertitore digitale-analogico, controller Usb 2.0, Sdram e amplificatore per cuffie, sono presenti anche un convertitore analogico-digitale (per la registrazione di audio sulla memoria dello shuffle), un driver per schermo Lcd e un driver per un sintonizzatore radio Fm.

Un’ultima nota dell’analista: Sylvester sottolinea che, nonostante il mercato di Apple sembri apparentemente simile a quello per esempio delle console per videogiochi, c’è una differenza sostanziale a favore di Apple. Usualmente gadget in questa fascia di prezzo vengono vendute sottocosto e i margini di guadagno provengono dalla successiva vendita di contenuti (ad esempio, i titoli per le console di gioco). Invece, Apple non solo guadagna dalla vendita di ciascuna canzone, ma addirittura ha un margine notevole sul prezzo dell’apparecchio. “Una strategia magistralmente eseguita”, commenta l’analista di Idc.

Da notare, visto che il costo in Europa e negli Usa è formalmente allineato (99 dollari e 99 euro), seppure di fronte a una serie di costi aggiuntivi dovuti alla differente strutturazione, autonomia e dimensioni della rete del Vecchio continente, i margini di Apple sono ancora maggiori di circa il 35%.

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