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iPhone, quello smarrito al bar molto vicino alla fase finale di sviluppo

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L’iPhone di quarta generazione perso in birreria, al centro di tutte le cronache di inizio settimana, è un esemplare molto vicino, se non del tutto identico, a quello che sarà il modello commerciale. Questo quanto rivela il solitamente affidabile Daring Fireball che cita a sostegno della sua tesi fonti a conoscenza dei codici usati da Apple per contrassegnare i prototipi.

Secondo John Gruber, che ha fornisce questa informazione nel contesto di un vasto articolo con il quale analizza e stigmatizza gli eventi che hanno condotto Gizmodo a pubblicare le immagini e i filmati del nuovo iPhone, la sigla “N90_DVT_GE4X_0493” una volta scomposta descrive il prodotto (N90 è il nuovo iPhone) e la fase di sviluppo. DVT sta per Design Verification Test, ovvero test per la verifica del design, una tappa che rappresenta la fase di dirittura d’arrivo del dispositivo. In pratica il telefono è in sostanza quello che dovremmo avere tra le mani entro l’estate.

Gruber aggiunge anche alcuni dettagli sulle procedure seguite da Apple per sperimentare i telefoni sottolineando che quando questi sono vicini al momento in cui dovranno andare in produzione in serie, vengono assegnati ad un ristretto numero di ingegneri per l’uso quotidiano così da verificarne il funzionamento nel contesto in cui saranno usati dai clienti. Secondo Bloomberg questo gruppo di persone sarebbe supervisionato direttamente da Jobs che parteciperebbe alla loro selezione o, se non altro, sarebbe a conoscenza dell’identità dei beta testers. Ovviamente Apple prende precauzioni che vanno da strettissimi NDA (chi ha un iPhone non ancora rilasciato non ne può parlare neppure alla moglie) al mascheramento del dispositivo con una custodia che lo rende simile a quelli di generazione precedente. Gruber spiega anche che non è la prima volta che un iPhone non ancora rilasciato viene perduto ma è “la prima volta che finisce nelle mani sbagliate”.

L’ipotesi che chi ha “trovato” (ma Daring Fireball continua a sostenere la tesi di un furto, di merito o di fatto) l’iPhone non si sia dato molto da fare per restituirlo, ha preso molto quota nelle scorse ore quando si è appreso che il barista della birreria dove è stato smarrito non è mai stato contattato dalla persona che è entrata in possesso del telefono. Se così fosse stato non sarebbe stato difficile per l’ingegnere che l’ha perso tornarne in possesso visto che più e più volte, disperatamente, si è ripresentato alla birreria per vedere se qualcuno l’avesse riportato. La persona che ha ceduto il telefono a Gizmodo, pur essendo a conoscenza del nome di chi l’aveva perso, non si è preoccupato di cercare il legittimo possessore (una cosa riuscita in quattro e quattr’otto a Gizmodo che è riuscito senza troppe complicazioni a fargli una telefonata un po’ beffarda, ovviamemente a cose fatte), nè di affidare il compito di trovarlo alla polizia. Apple è stata avvicinata, dice Gizmodo, ma attraverso un centralino ottenendo, come abbastanza ovvio, scarsa attenzione; a nessuno, nè al “ritrovatore” nè a Gizmodo pare però sia venuto in mente di spedire o semplicemente portare l’iPhone direttamente alla sede della società che si trova a pochi chilometri da dove era stato perso.

Per quanto riguarda Gizmodo (una la testata, che in passato aveva conquistato l’onore delle prime pagine dei giornali americani per avere messo una “taglia” su iPad prima del rilascio ottenendo una lettera dagli avvocati Apple che le intimavano di sospendere questa sorta di caccia al tesoro) il sito Web sostiene di avere acquistato il dispositivo senza sapere se fosse vero o falso e quindi non sapendo se era frutto di un atto illegittimo, visto che la legge californiana equipara l’azione di chi non restituisce qualche cosa che ha trovato quando sa chi è il proprietario, ad un furto. Gizmodo non sapeva in pratica, dicono i giornalisti, se quel telefono che aveva pagato 5000$ fosse davvero il vero iPhone di quarta generazione e fosse davvero prodotto da Apple oppure un clone “tarocco”; la certezza sarebbe arrivata solo quando all’editore è arrivata una lettera da Apple, ovvero il giorno dopo avere sparato in prima pagina una serie di foto e filmati sotto il titolo “Questo è il prossimo iPhone”.

Ad aggiungere controversia ad una vicenda di cui tutto si può dire tranne che sia particolarmente lineare e ricca di spiegazioni convincenti, c’è anche quello che a tutti è parso un atto sbagliato se non crudele: rivelare il nome dell’ingegnere che ha perso iPhone, un fatto che nulla aggiunge e nulla toglie alla vicenda ma che contribuisce solo a gettare cattiva luce sul protagonista che ha «commesso un grave ma umano errore», come dice Daring Fireball.

 Ora mentre la polvere del clamore si sta depositando in molti si chiedono quale sarà il prossimo capitolo. L’opinione più diffusa è che Apple, pur potendo aprire un contenzioso sul piano civile con Gizmodo e la persona che ha venduto l’iPhone, non si muoverà in maniera formale; nulla però esclude che il District Attorney, il procuratore federale, possa aprire una causa penale di sua spontanea volontà se riterrà di avere avuto la notizia di un reato: furto e ricettazione.

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