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La storia del modem dagli anni 20 ad oggi

TechRadar ha pubblicato un interessante articolo con la storia del nonno dei dispositivi per Internet: il modem analogico. Si scopre che tra le prime realtà  ad avere l’esigenza di trasmettere dati vi fu l’US Air Force per inviare immagini radar al comando generale già  alla fine degli anni ’40. Per velocizzare le operazioni si pensò di ricorrere alle linee telefoniche. I modem, in effetti, esistevano già  dagli anni ’20 ed erano usati in accoppiata alle telescriventi per trasmettere dati attraverso la rete telefonica (non dimentichiamo che, effettivamente, le comunicazioni digitali possono, strettamente parlando, essere fatte risalire ai tempi del telegrafo convenzionale).

Il MOdulatore/DEModulatore fu migliorato dai Bell Laboratories negli anni ’50 con modelli per telescriventi in grado di ricevere fino a 150 bit al secondo. Nel 1962, arriva il primo modem commerciale, il modello Bell 103 commercializzato da AT&T: consentiva trasmissioni in full-duplex, metteva a disposizione funzionalità  di frequency-shift keying (FSK) e velocità  di 300 bps o “baud” (I termine deriva da J.M.E. Baudot, un esperto telegrafista francese).

I modem (o meglio “accoppiatori acustici”) non erano connessi direttamente alla linea telefonica tramite doppino telefonico (per motivi legali, non era possibile collegare direttamente questi apparecchi alla linea telefonica) ma erano progettati per ospitare la cornetta in una base con una forcella e due cavità : una per l’altoparlante, l’altra per il microfono. I segnali rilevati dall’altoparlante venivano convertiti in segnali elettrici e inviati per la demodulazione.

Per comprendere la velocità  di questi apparecchi, bisogna ricordare che per inviare una singola lettera (una “A” ad esempio) sono necessari 8 bit. 300 bps significano circa 30 lettere al secondo. L’arrivo delle BBS (bulletin board system), computer che utilizzavano un software per permettere ad utenti esterni di connettersi tramite la linea telefonica) negli anni ’70 coincise con l’arrivo del primo modem da 1200 baud e i primi algoritmi di compressione.

Il primo modem “domestico” arrivò nel 1977 creato da Dale Heatherington e Dennis Hayes, un prodotto di successo che consentì la creazione dell’Hayes Associates in seguito conosciuta come Hayes Microcomputer Products, titolare di vari brevetti nel campo dei modem (il set di comandi per modem detto “Hayes” è l’esempio più noto). Il passo successivo fu l’arrivo dei modem a 2400 bps (V.22 bis) che raddoppiava la velocità  di trasferimento, introduceva nuovi standard di compressione e l’Auto Reliable Protocol (V.42).

Il 1990 vide l’arrivo dei modem a 4800 baud, seguiti a breve distanza di un anno dei modem a 9600 baud i quali iniziarano a sfruttare due canali sulla linea telefonica. L’invenzione più interessante del periodo fu un sistema per cancellare l’eco, un problema che impediva al modem di riconoscere se il segnale era inviato o ricevuto dal modem stesso. La cancellazione dell’effetto eco consentì di raddoppiare la velocità  dei modem. Gli anni successivi arrivano i primi modem a 14.4Kpbs, seguiti da quelli a 28.9Kbps. Nel 1996 l’ingegnere canadese Brent Townshend brevettò una tecnologia con la quale le aziende furono in grado di costruire modem da 56Kbps. Townshend non creò aziende per la produzione di modem, ma si accontentò di ricevere royalty di 2,50$ per ogni apparecchio venduto. Con il passare degli anni, il compenso ricevuto per ogni modem è diventato 22 centesimi di dollaro e – come facile immaginabile – Mr. Townshend naviga ora in un mare di banconote.

L’arrivo e la diffusione delle linee ADSL hanno reso man mano obsoleti i modem (Apple ha pochi mesi addietro cancellato dai listino l’ultimo modem analogico prodotto), ma questi sono ancora realizzati da varie aziende e ancora indispensabili nei posti non raggiunti da connessioni veloci o da reti dati cellulare.

[A cura di Mauro Notarianni]

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