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Tim Cook offrì il suo fegato per il trapianto a Jobs

Che la stima di Cook per Josb fosse grande, si sapeva, ma che la sua amicizia potesse giungere al punto di offrire una parte del suo fegato per far sopravvivere il suo capo ma anche suo amico, non era noto fino ad oggi. A dirlo è la nuova biografia di Jobs, Becoming Steve Jobs, che ancora non è stata pubblicata ma che in estratto è stato possibile per qualche ora leggere su Amazon. A dare una occhiata dentro al libro che dovrebbe arrivare nelle librerie americane ( su Amazon Italia, ovviamente in lingua inglese, in due formati: Kindle e cartaceo rispettivamente a 15 e 17 euro e su iBookstore in formato digitale a 12,99 euro), è stato Cult of Mac.

Uno degli episodi di cui si può leggere ruota intorno alla malattia di Jobs e al momento in cui i medici gli diagnosticarono la necessità di un trapianto del fegato se avesse voluto sopravvivere ancora qualche anno. In quel momento Jobs non riusciva a trovare un donatore compatibile, salvo scoprire che causalmente Cook lo era. L’allora Chief Operative Office non esitò a spendere tempo per andare a un ospedale all’altro in una zona lontana dalla Bay Area per non essere riconosciuto, in maniera da accertarsi che la compatibilità fosse piena. Una volta ottenuta una risposta positiva offrì a Jobs una parte del suo fegato, ma Jobs rifiutò l’offerta. «Chi è egoista come si lascia intendere – dice Cook nel libro – non si sarebbe comportato in quel modo».

File photo shows Apple COO Cook  and CEO Jobs during a news conference in Cupertino

Un altro episodio interessante viene rivelato da Ive. Parlando al suo ritorno in Apple della televisione, Jobs avrebbe confidato al designer di non amare la televisione dicendo che Apple non avrebbe mai fatto più una TV (in riferimento forse alla Mac Tv di metà anni ’90). Cosa che sembra smentire non solo le voci, ma anche quel che si scrive nella precedente biografia di Jobs dove invece l’ormai vicino alla morte CEO di Apple dichiarò di avere “trovato la chiave per rivoluzionare la televisione»

Dal libro si apprende poi che Jobs ebbe l’idea di comprare Yahoo, proponendo l’affare a Bob Iger, amministratore delegato di Disney. Apple avrebbe potuto in quel modo mettere le mani su una serie di brevetti e di tecnologie che le sarebbero state molto utili per battere Google. Ma l’affare, come noto, non andò in porto.

Il fatto che nel libro siano Cook  e Ive a parlare, lascia intendere che il volume scritto da Rick Tetzeli e Brent Schlender sia stato redatto ascoltando persone vicinissime a Jobs e in grado di dare episodi inediti sulla sua vita, cosa che Walter Isaacson non avrebbe fatto, anzi come noto l’autore della precedente biografia si sarebbe trovato di fronte ad una aperta ostilità di alcuni dei manager attuali di Apple., tra cui Jonathan Ive secondo la cui stima per il libro di Isaacson «non potrebbe essere più bassa». Anche Cook pare disprezzare decisamente il libro di Isaacson, che avrebbe «fatto un pessimo servizio a Jobs» e definito il volume come «focalizzato su una piccola parte della sua personalità, incapace di catturarne la figura umana. Il Jobs che emerge dal libro non sarebbe qualcuno per cui avrei voluto lavorare per tutto quel tempo. La vita è  troppo corta»

Becoming Steve Jobs è già prenotabile su Amazon Italia, ovviamente in lingua inglese, in due formati: Kindle e cartaceo rispettivamente a 15 e 17 euro e su iBookstore in formato digitale a 12,99 euro

 

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