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WiMax: il futuro non è esattamente dietro l’angolo

All’alba del WiMax manca ancora tanto, tantissimo tempo. Se c’è chi già  immagina reti ad ampia copertura che consentano di collegare direttamente il computer al network senza fili praticamente in tutte le circostanze (dentro casa senza bisogno di modem Adsl, all’aperto, negli uffici e negli spazi pubblici) in realtà  i lavori su questa tecnologia vanno avanti abbastanza a rilento.

Uno dei principali fattori di rallentamento è la competizione con altre tecnologie esistenti. Quindi: installazioni wired (come l’Adsl, come la fibra ottica) oppure i nascenti network telefonici ad alta velocità  come Edge e Umts, che anche gli americani stanno scoprendo proprio in questi mesi. A tal riguardo, l’attenzione di Apple con iSync per i telefoni cellulari è indicativa di quanto sia diventata importante anche per quella nazione il “telefonino” nostrano, che è sempre più diffuso e ha sempre maggior copertura.

Ma c’è anche l’ovvio motivo tecnologico: è vero che gli estremi della tecnologia già  ci sono, ma deve ancora essere ingegnerizzato il tutto e a costi accettabili. E poi bisogna immaginarne l’utilizzo per segmentare un mercato ricettivo, valutarne la redditività  e iniziare a diffondere i primi, costosi prototipi.

In questo senso, negli Usa si parla molto di WiMax come della panacea delle aree rurali. Portare un cavo con connessione ad alta velocità  (anche una semplice Adsl) nei territori del Grande centro è diseconomico. Utilizzare il satellite sembra sino a questo momento una alternativa poco praticabile. Il WiMax come “ponte” fra la trasmissione via satellite verso centri di diffusione e gli abitanti di una piccola comunità  rurale sembrerebbe la via migliore.

In realtà , se ne parla anche per un uso cittadino: nuovi provider potrebbero “accendere” con tre ripetitori tutta una città  di medie dimensioni, entrando direttamente in competizione con provider tradizionali. Ai clienti basterebbe dare un access point che riceva la connessione e la ridistribuisca via cavo o Wi-Fi tradizionale in casa e il gioco sarebbe fatto. Non stupisce, allora, se c’è nervosismo tra i fornitori di accesso tradizionali.

Infine, se l’orizzonte viene valutato negli Usa a 7 milioni di abbonati paganti nel 2009 (stime di Parks Associates), c’è chi ne vede uno sviluppo maggiore in altre parti del mondo: Europa ma soprattutto Asia e Terzo mondo. L’idea dietro è che i paesi con molte infrastrutture presenterebbero un mercato più rigido per l’innovazione, mentre la domanda sarebbe maggiormente elastica e consentirebbe quindi di fare notevoli investimenti nelle aree senza larga banda, dove il WiMax sarebbe il benvenuto.

Da un punto di vista tecnologico, il WiMax è basato su uno standard, 802.16, che si sta affermando come idea per creare le Wman, le aree metropolitane senza fili. Capace di fornire accessi sino a 70 Mbps, potrebbe comodamente fornire centinaia di connessioni Dsl contemporaneamente (o una sessantina di T1 per uffici), permette di realizzare differenti MEdia Access Control (MAC, quelli utilizzati per distinguere tra loro le porte Ethernet, per esempio, che risiedono nel livello Data Link del modello a sette livelli Osi) consentendo così di ottenere differenti realizzazioni dai produttori di apparecchi finali.

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