Il momentaneo e infruttuoso interessamento di Bertelsmann per Napster, nel tentativo di trasformarlo in un servizio legale, sta continuando a costare grattacapi alla casa discografica.
Dopo la querela rimediata da Universal Music ora anche EMI decide di denunciarla. L’accusa è la stessa: avere contribuito all’attività di Napster, sostenendolo finanziariamente, quando ancora era il principale riferimento per lo scambio di file audio.
Secondo quanto dichiarato da EMI ‘Bertelsmann ha incoraggiato e promosso le attività di Napster versando milioni di dollari nelle sue casse quando questo era una impresa illegale costruita sull’illecita distribuzione di prodotti coperti da copyright. Lo scopo del finanziamento era specificatamente quello di impedire la chiusura di Napster’
La querela di EMI, la terza per dimensione delle cinque grandi major discografiche, prima di Bertelsmann (che è la più piccola del gruppo) fa seguito ad un’uguale denuncia presentata contro Hummer Winblad Venture Partners, una società di investimenti che aveva contribuito a sostenere Napster finanziariamente.
Ricordiamo che ora le tecnologie del defunto sistema di scambio di file in line sono controllate da Roxio che però, in ragione del contratto d’acquisto, non eredita le cause di carattere legale.
Le richieste di danni avanzate contro Bertelsmann rappresentano una cifra davvero ingente. Le case discografiche chiedono un risarcimento complessivo per 17 miliardi di dollari. Bertelsmann aveva versato nelle casse di Naspster 100 milioni di dollari, la gran parte bruciati dal fallimento del progetto per trasformare il servizio in un sistema legale e a pagamento.