Come se non fossero bastate in passato le accuse di esercizio illegale del monopolio ecco piovere sulla testa di Microsoft anche quella di essere una società che pratica la discriminazione razziale.
L’imputazione è stata resa nota nei giorni scorsi quando il tribunale distrettuale di Washington ha messo in lista per il giudizio una causa intentata da sette dipendenti ed ex dipendenti di coloro della società di Redmond. A giudizio dei querelanti Microsoft usa nei confronti dei dipendenti afroamericani pratiche discriminatorie sia in termini di posizioni di responsabilità , da cui verrebbero sistematicamente esclusi, che in termini di retribuzione e di benefits. In aggiunta a ciò nella causa viene ascritta anche l’accusa di avere ingiustamente licenziato dei dipendenti di colore.
Gli avvocati a sostegno delle loro tesi citano casi specifici e le cifre che dicono che solo il 2,6 dei dipendenti e l’1,6 dei managers di Microsoft è afroamericano. “Si tratta di uno dei casi più eclatanti di discriminazione nella corporate America”, ha detto l’avvocato Tricia Hoffler che cura il caso.
Microsoft nega, anche se per ora si astiene da commenti ufficiali. Parla solo uno dei portavoce della società , Dean Katz, secondo cui “non esistono pratiche discriminatorie alla Microsoft. Lo dimostra che il numero dei lavoratori di colore è cresciuto rispetto alla media complessiva”
In riparazione delle presunte colpe di Microsoft i querelanti chiedono 5 miliardi di dollari di risarcimento coinvolgendo nel processo anche Bill Gates, come presidente della società .
La peggiore delle notizie per Microsoft è che il processo verrà condotto da una vecchia conoscenza, il giudice Thomas Penfield Jackson, lo stesso che ha già condannato Microsoft per esercizio illegale del monopolio.
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Microsoft discrimina i dipendenti afroamericani?
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