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Tassa sulla tecnologia, dai dispositivi elettronici agli abbonamenti online: quanto dovremo pagare

Il Ministero della Cultura sta programmando una nuova tassa sulla tecnologia: di che si tratta e quanto dovremmo pagare.

Dai dispositivi elettronici agli abbonamenti online il Ministero della Cultura sta programmando una nuova tassa sulla tecnologia destinata ad incidere sull’uso di diversi strumenti di uso quotidiano. L’ipotesi più accreditata riguarda l’aumento della SIAE sugli smartphone, e questo perché sono un oggetto comune e irrinunciabile. Ma cosa prevede il decreto oggetto di studio?

Com’è noto quando si acquista un dispositivo con memoria una piccola percentuale del prezzo va alla Siae, questo per coprire il diritto di copia. Un diritto che è riconosciuto ai consumatori che permette di acquistare contenuti musicali, ma anche e-book, e film in modo legale. Così autori, editori e produttori vengono remunerati per l’utilizzo delle loro opere. Da sottolineare che il sistema è in grado di muovere grandi capitali.

Le potenziali novità che il Ministero della cultura è determinato a mettere in atto riguardano tutti i dispositivi digitali con memoria e l’incremento ipotizzato è decisamente elevato: è previsto un aumento medio del 16,8%: i cellulari che oggi sono sottoposti ad una tassa di circa 6 euro potrebbero arrivare a 8, mentre gli Smartwatch a circa 2,50 euro. Il dato non è da sottovalutare visto che l’aumento del costo del diritto di copia andrà a gravare sul consumatore finale.

Smartphone, i più colpiti: previsti aumenti fino al 40%

Da una prima lettura del testo si deduce che gli smartphone saranno tra quelli più tassati: si arriva anche ad un aumento del 40% rispetto all’importo attuale. Ovviamente l’incremento è legato alle potenzialità della memoria interna che ne determina una crescita proporzionale.

Tassa sulla tecnologia in aumento
Il nuovo decreto tassa sulla tecnologia- Macitynet.it

Inoltre la proposta comprende anche una tassazione dei servizi di cloud storage, inclusi quelli gratuiti. In tal modo si mira a comprendere anche piattaforme come Google Drive, iCloud o Dropbox che dispongono della memorizzazione di dati protetti. Immediato il dissenso dell’associazione dei consumatori che hanno fatto notare che in tal modo si tasserebbero anche i servizi gratuiti.

I giuristi invece hanno sollevato la possibilità che il decreto violi le normative europee sulla libera circolazione dei servizi digitali. Il decreto in esame prima dell’approvazione sarà soggetto ad alcune variazione e verrà discusso con attenzione da tutte le parti in causa. E’ tuttavia certo che nei prossimi mesi i prezzi di tablet, smartphone e pc, e di ogni dispositivo tecnologico potrebbero subire rincari e aumenti legati proprio all’esigenza di pagare il diritto di copia.

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