Nel colloquio di selezione del personale di Google emerge un rompicapo che mette alla prova più del semplice sapere.
L’indovinello dei prigionieri e dei cappelli, un classico della logica che richiede pensiero strategico, intuizione veloce e capacità di cooperazione implicita.
Questo enigma, infatti, e senza ombra di dubbio, non è solo un semplice giochino: viene utilizzato per sondare chi riesce a ragionare “fuori dagli schemi”.
Il rompicapo segreto di Google ai colloqui
Occorre pensare in termini strutturati e ad adottare una strategia condivisa quando le regole sono chiare ma la comunicazione è limitata.
Ma per capire bene come funziona e perché è così efficace, è utile partire da una versione più semplice e poi arrivare al modello che Google o, comunque, strutture analoghe potrebbero usare.
Immaginate un certo numero di prigionieri – nell’esempio dieci – che vengono messi in fila, ognuno con un cappello del colore nero o bianco, scelto casualmente, e che non conoscono il colore del proprio cappello. Possono però vedere quelli davanti a sé, non quelli dietro, e non possono comunicare tra loro durante la prova (o possono solo pronunciare una parola: «nero» o «bianco»).
Nel modello citato per Google, si parla di dieci prigionieri in fila, ciascuno con un cappello bianco o nero, senza sapere quanti cappelli per colore ci sono.
La regola stabilita, prima della prova, tra i prigrionieri è la seguente: il prigioniero che parla per primo (cioè quello più indietro nella fila) vede tutti gli altri davanti a sé. Egli conta quanti cappelli neri vede.
Se il numero è pari, pronuncia “nero”; se è dispari, pronuncia “bianco”. In questo modo dà un’informazione essenziale, che gli altri useranno. Tu, secondo in fila, ascolti: se conti un numero di cappelli neri davanti a te che mantiene la parità vista dal primo, deduci che il tuo cappello è bianco; se la parità è cambiata, capisci che il tuo è nero. E così via, tutti gli altri prigionieri deducono in sequenza.

Con questa strategia almeno nove su dieci vengono salvati con certezza – il primo in fila ha probabilità 50% di salvarsi, ma la sua “scommessa” serve a tutti gli altri.
Questo metodo funziona perché la prima persona usa la parità per “codificare” l’informazione che gli altri useranno come riferimento e poi modifica la deduzione in base al cambiamento rispetto a quel riferimento.
Perché viene utilizzato nei colloqui
Questo rompicapo viene scelto da Google come prova per selezionare il proprio personale per diversi motivi:
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La capacità di pensare “metalogico”, cioè non solo risolvere un puzzle, ma comprendere la struttura della comunicazione implicita (il silenzio diventa segnale, il colore diventa bit di informazione).
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La collaborazione implicita: prima della prova si può accordare una strategia e in pochi secondi dopo l’inizio ciascuno deve attuarla perfettamente. Questo mostra chi riesce a formulare una strategia, chi a seguirla sotto pressione, chi ragiona bene in sequenza.
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La gestione dell’incertezza: il primo prigioniero accetta una probabilità 50 % di fallimento perché sa che la strategia collettiva compensa il rischio. In certe aziende questo è apprezzato: non tanto chi evita ogni rischio, ma chi comprende la trade-off e guida la squadra.
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Il pensiero fuori dagli schemi: il problema in sé sembra assurdo, quasi un paradosso, e richiede di vedere non solo l’informazione immediata (colori dei cappelli) ma l’informazione sulle informazioni (chi ha detto cosa, chi ha taciuto, cosa significa il silenzio).
La soluzione migliore
La soluzione migliore è proprio quella della parità dei cappelli neri (o bianchi) utilizzata come codice comune. Più in dettaglio: prima della prova, i prigionieri concordano che il primo a parlare dirà “bianco” se vede un numero dispari di cappelli neri davanti a sé, “nero” se vede un numero pari di cappelli neri.
Tutti gli altri, al loro turno, conoscono quante volte è stata pronunciata la parola “nero” prima e quanti cappelli neri vedono davanti a sé; se la somma risponde alla parità attesa, deducono che il proprio cappello è bianco, altrimenti nero. In questo modo, anche se il primo può sbagliare, tutti gli altri sono certi della propria risposta.
Questo rompicapo può sembrare un giochino, però è un ottimo indicatore della capacità logica di un candidato, della chiarezza di pensiero, della consapevolezza delle implicazioni.
Viene scelto da Google e da altre aziende innovative perché separa chi ragiona in modo meccanico da chi ragiona in modo meta-logico: non solo guarda il problema, ma capisce la struttura della comunicazione, il ruolo dell’informazione implicita e la strategia collettiva. In pratica, non conta soltanto quale cappello indossi, ma come ragioni sul fatto che gli altri sappiano qualcosa, che tu sappia cosa gli altri sanno, e come l’intero gruppo arriva a una soluzione.











