C’è un grande vecchio dietro agli Stati che continuano a perseguire la ricerca di una punizione severa contro Microsoft e il grande vecchio avrebbe le sembianze di Larry Ellison, CEO di Oracle. Proprio Ellison avrebbe spinto gli attorneys degli Stati a cercare un rimedio estremamente punitivo; Ellison starebbe spingendo perché essi non “mollino” la presa.
La tesi scaturisce dal collegio difensivo di Microsoft che la espone ufficialmente in un memoriale presentato alla corte. Ellison, sempre secondo Microsoft, avrebbe affidato mandato al vice presidente di Oracle Ken Glueck di “aiutare” la scrittura di un rimedio severo che poi sarebbe stato presentato come frutto delle valutazioni degli Stati.
“Non c’è da sorprendersi – dicono alla Microsoft – Oracle è uno dei nostri più aperti ed ostili concorrenti”
Oracle ha emesso nella giornata di ieri un comunicato che pur non ammettendo l’insinuazione non la respinge direttamente: “Noi crediamo che ogni azione che mira a coinvolgere Oracle, a questo punto del processo, altro non è che una tattica dilatoria e non si rivolgono a trovare un rimedio appropriato alla condotta monopolistica che poi è la parte centrale di questo caso”
Ricordiamo che gli Stati che non aderiscono alla mediazione chiedono che il giudice imponga, tra le altre cose, la vendita di una versione di Microsoft senza Internet Explorer.
Intanto, sempre nella giornata di ieri, la giudice Kollar-Kottely ha annunciato che ascolterà Microsoft e il Dipartimento di Giustizia il prossimo 4 marzo in una udienza nel corso della quale le due parti potranno spiegare i termini dell’accordo che ha messo fine alla contesta tra le due parti. Non è ancora chiaro, però, se chi si oppone ai termini della mediazione avrà la possibilità di presentare le proprie posizioni.
L’audizione dovrebbe precedere una decisione della stessa giudice sul merito della mediazione stessa che potrebbe essere respinta o approvata.
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Microsoft, un “grande vecchio” dietro agli Stati
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