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Al prossimo boom degli smartphone manca l’elettricità

Ogni anno che passa, il numero di smartphone sul pianeta aumenta. I mercati “maturi”, quelli oramai divenuti mercati di sostituzione (non ci sono nuovi clienti ma clienti di altri marchi da “convertire”) sono sostanzialmente quelli dei paesi del primo mondo. Invece, i paesi emergenti stanno macinando il prossimo miliardo e mezzo di apparecchi telefonici portatili, vero centro della vita digitale: i servizi, i sistemi di pagamento, le informazioni, l’accesso a dati vitali passa attraverso il telefonino.

In molti di questi paesi, il problema non è avere a disposizione dei telefoni smart, e neanche la connettività – che c’è ed è abbondante, con reti 3G, 4G e tra pochi anni anche 5G – bensì la corrente elettrica per ricaricare i telefoni cellulari.

 

Secondo l’agenzia Bloomberg la crescente domanda di corrente elettrica specialmente in questi paesi poggerà sulla presenza dei cellulari. Anche perché sono in realtà 20 anni che vengono ottimizzati tutti gli altri tipi di apparecchi per renderli estremamente più efficienti dal punto di vista elettrico.

Un esempio è quello dei “televisori” per i paesi emergenti, che in realtà sono tablet a basso consumo con schermo 19 pollici e ricevitore digitale terrestre, pensati per essere usati con le batterie al di fuori della rete elettrica, che funziona magari solo per poche ore al giorno. Il consumo è molto ridotto. Come le televisione, anche lampade, radio, frigoriferi, ventilatori a soffitto: tutto è stato ripensato e venduto da un mercato alla ricerca di ottimizzazioni nei consumi.

 

La conseguenza è che nei paesi emergenti dove vivono 1,2 miliardi di persone la richiesta di corrente elettrica è passata da quella che viene consumata dall’intera Corea del Sud (uno dei paesi più “affamati” di energia elettrica) a quella necessaria ad alimentare la Malesia. Se poi si toglie il carico elettrico dei frigoriferi, si arriva al consumo elettrico della Serbia, che è un paese da sette milioni di abitanti.

Ma quello che sembra un ottimo risultato, in realtà può essere anche un problema. I costi infrastrutturlai di sviluppo di una rete elettrica in contesti a così basso consumo, e quindi bassa redditività dal punto di vista delle aziende fornitrici di corrente, scoraggiano qualsiasi investimento e sviluppo della rete, il “grid”. A farne le spese sono i nuovi apparecchi, soprattutto i telefoni cellulari.

Ci sono varie possibili soluzioni: dallo sviluppo di mini-grid basate non sulle compagnie elettriche ma sulle società telefoniche che hanno comunque una loro infrastruttura completa sia di torri radio che di sistemi di connessione e alimentazione. Oppure, offrire un incentivo alle compagnie elettriche, ad esempio togliendo il gas e passando alle cucine elettriche per legge, con un effetto apparentemente positivo anche sull’inquinamento.

 

Anche lo sviluppo delle industrie locali, soprattutto l’agricoltura, con la modernizzazione degli impianti e dei sistemi per le colture, potrebbe essere un volano per la richiesta di maggiore quantità di corrente, quindi per lo sviluppo del grid e di conseguenza maggiore presenza e stabilità di punti di ricarica per i telefoni cellulari.

In ogni caso, secondo Bloomberg “alimentare il telefono smart del prossimo miliardo di persone è una grande sfida ma anche una opportunità di costruire nuove reti e creare nuove servizi”.

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