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At&T: con una concorrenza come questa, è troppo facile…

Metti che anziché At&T o Verizon fosse toccata a Sprint-Nextel. La differenza è fondamentalmente di tipo di connessione, sostengono alcuni. E’ tutta tecnica, si tratta della tecnologia usata per le connessioni (At&T è Gsm-Umts, mentre Sprint e Verizon usano il Cdma). Anzi, sostengono i maligni, da un punto di vista tecnico, At&T è pure quella messa peggio, con più telefonate che cadono per disservizi nella copertura e una peggior presenza radio nel territorio americano. Ma non è tanto quello, si potrebbe dire agli uomini e alle donne di Apple che hanno optato per At&T come partner per l’iPhone.

Allora dov’è la differenza? Nel management? Cingular si è ri-fusa con At&T, che mantiene il nome originale ma in realtà  fa la parte di una delle cosiddette Baby-Bell, le costole del colosso nate dalla divisione da parte dell’anti-trust della Bell Company in sei o sette spezzoni. Anche Verizon e Nextel e Sprint sono “avanzi” di quella divisione. Un complesso gioco di riacquisti e ri-fusioni che stanno ricreando una situazione di quasi monopolio, o comunque oligopolio di “volti noti” nel mercato Usa (volendo, visto che è anche una bella storia e poco conosciuta da raccontare, varrà  la pena ritornarci tra qualche giorno). E’ questo il vantaggio-svantaggio della scelta di Apple per l’iPhone? Neanche, perché abbiamo detto che sono alla fine tutte uguali. E allora?

Certo, le compagnie telefoniche sono la cosa più lontana da un ente di beneficenza che ci si possa immaginare. Non solo per le garrote che spesso girano intorno ai colli degli utenti, ma anche per le costanti pressioni che esercitano sui governi per via degli extra-profitt che riescono a contabilizzare mese dopo mese trimestre dopo trimestre. Oppure, per il deleterio effetto che ad esempio hanno in taluni mercati pubblicitari: nel nostro Paese i quattro attori senza fili – indifferentemente – hanno talmente drogato con prezzi al rialzo il mercato degli spot delle affissioni e delle inserzioni di prestigio sui giornali, da essere considerati corresponsabili dell’eccesso di affollamento di pochi inserzionisti pubblicitari nei mezzi di comunicazione di massa odierni, con tutte le distorsioni del mercato che qui sarebbe troppo lungo e poco opportuno spiegare. E allora?

C’è una piccola notizia, però, che vale la pena di leggere più per curiosità  che non per dimostrare niente. Ma che ci piace pensare sia una qualche forma di “spia”, un piccolo led che pulsa e illumina una possibile differenza etica o forse di management. Chi può dirlo. Comunque, per farla breve (anche se a questo punto è in effetti un po’ tardi per scriverlo), Sprint-Nextel ha cassato un migliaio di contratti di abbonati – una goccia nel mare – senza tanti giri di parole e con un poco metaforico calcio nel didietro. Motivo? Chiamavano troppo spesso il numero verde del call-center aziendale. Motivi delle telefonate? Futili, secondo i manager di Sprint-Nextel. Tutto sommato, gli hanno anche fatto un piacere, visto che non ci sono state penali di uscita dal contratto da pagare e l’ultima bolletta è stata abbuonata. Ma ci pensate, però, nell’ottica di un customer care che cosa vuol dire? Il cliente si fa sentire troppo? Non è soddisfatto? Che se ne vada al diavolo. E non è una metafora… Forse i motivi per cui Apple ha scelto At&T sono solo economici, ma forse ha anche avuto fortuna: ha scelto se non altro il meno peggio nei rapporti con la clientela.

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