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Battaglia sui libri digitali, Amazon va K.O. in borsa

Gli investitori temono che Amazon possa venire se non schiacciata, certo sminuita nella sua rilevanza (che oggi di fatto è una sorta di monopolio) nel settore dei libri digitali. La voce del mercato su quel che pensa il mercato sullo stato di salute della società  di Bezos è arrivata questa sera forte e chiara, pronunciata dagli altoparlanti virtuali della chiusura di Borsa. Il titolo AMNZ ha infatti terminato la seduta, molto intensa per i corsi di Amazon (quattro volte i volumi di scambio normali) che per tutto il giorno sono stati trattati in forte ribasso (anche vicino al -8%) per poi chiudere a -5,2%.

Il ribasso è frutto di cinque giorni difficili cominciati con l’annuncio di iPad, che corre il rischio di trasformare il Kindle in prodotto da aggiornare al più presto, pena l’incapacità  di concorrere nel business degli eBook di nuova generazione, e poi continuata con l’atto di forza di Macmillan, editore che fa parte delle “big six” che vendono i loro libri su Amazon, che ha ottenuto un aumento di prezzo sulle edizioni in digitale dei suoi volumi digitali (portati da 9,99 a 14,99 dollari) dopo avere minacciato di ritirarsi totalmente dal negozio on line. Sarebbe stata proprio la vittoria di Macmillan a scatenare dubbi e timori sul modello percorso fino ad oggi da Amazon; se un editore è riuscito ad ottenere l’aumento di prezzi è molto probabile che anche altri potranno ottenere la stessa cosa e se Amazon non fosse più in grado di concorrere sotto il profilo del prezzo con le edizioni digitali, è stato il ragionamento, potrebbe perdere appeal anche Kindle da cui la società  di Seattle spunta una buona parte dei profitti nell’ecosistema degli eBook, innescando un circolo vizioso che potrebbe minare alle fondamenta l’intero sistema costruito durante l’ultimo anno.

Gli editori, per altro, non hanno mai fatto mistero di non avere una predilezione per il meccanismo studiato da Amazon. Vendere libri a prezzo fisso in versione elettronica significa perdere fatturato e dare al retailer l’opportunità  di spuntare profitti su un hardware da cui chi lavora nel campo della pubblicazione di volumi non trae alcun guadagno; si tratta di fatto della stessa situazione vissuta dalle case discografiche che dopo avere con leggerezza assegnato ad Apple il compito di fissare i prezzi sulla musica, dando a Cupertino facoltà  di guadagnare montagne di denaro con iPod, non sono ora nella condizione di alzare i listini delle canzoni in digitale. La differenza tra editori di liberi e produttori di musica è che oggi il mercato degli eBook è ancora nella sua infanzia e sull’altra sponda, di fronte a quella occupata da Amazon, c’è già  un’alternativa rappresentata da iPad e da Apple, ovvero un dispositivo forse meno adatto ad operare come lettore di libri elettronici, ma sicuramente molto più sofisticato e poliedrico e quindi di maggior appeal, e un’azienda disposta a pronta a fissare prezzi minimi più alti per i libri.

Non tutti gli analisti, in ogni caso, concordano con questo scenario pessimista per il Kindle. Alcuni ritengono anzi che Amazon potrebbe avere benefici dal rallentamento del mercato degli eBook. In particolare l’azienda dello stato di Washington potrebbe, dicono alcuni osservatori, evitare di vendere, come fa oggi, i libri perdendo soldi e prendere tempo, costruendo nel frattempo un business economicamente più solido e prolungando la vita del mercati dei libri su carta da cui ricava la maggior parte del suo fatturato.

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