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Come funziona e come si evolve Wikipedia, la grande biblioteca dell’umanità a portata di clic

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Internet è arrivato nel mondo come una rivoluzione della comunicazione ma si è rivelato soprattuto uno strumento di accesso alla conoscenza. Il World Wide Web ha dato vita a una trasformazione radicale non solo del modo con il quale comunichiamo ma soprattutto di come impariamo e comprendiamo (e poi l’e-commerce, ma questa è un’altra storia). Invece, in questo contesto Wikipedia è diventata la più grande biblioteca dell’umanità, non solo per il suo contenuto in continua evoluzione ma soprattutto per il modo con il quale è stata pensata e realizzata: l’opera umana più grande mai creata. Una ricerca dell’Università della Pennsylvania ha identificato tre stili di utilizzo di Wikipedia, rivelando come le persone interagiscono con questa miniera di sapere. È un punto di partenza molto interessante per capire come sta evolvendo la nostra conoscenza e identificare i possibili snodi del futuro.

La caccia alla conoscenza

Lo studio dell’Università della Pennsylvania, basato su oltre 480mila utenti in 14 lingue e 50 Paesi, ha identificato tre profili di esploratori della conoscenza: i “busybody” (i curiosi), gli “hunter” (i cacciatori) e i “dancer” (i danzatori). Questi profili non sono solo modi diversi di navigare ma rappresentano veri e propri approcci all’apprendimento.

I “busybody” sono gli esploratori puri, che seguono i collegamenti tra gli articoli guidati dalla curiosità del momento. Gli “hunter” cercano informazioni specifiche con determinazione, mentre i “dancer” saltano tra argomenti apparentemente scollegati, creando connessioni inaspettate. Questa categorizzazione rivela come Wikipedia sia diventata non solo un deposito di informazioni ma un vero e proprio ecosistema della conoscenza, dove ciascuno può trovare il proprio modo di esplorare e apprendere.

L’eredità dell’Illuminismo

Facciamo un passo indietro per capire la portata di tutto questo. Soprattutto nell’ottica di chi ormai ci è nato con Wikipedia e se la trova da sempre come oggetto stabile nel suo panorama culturale. Sarà sorprendente per i Gen Z, ma l’enciclopedia online fondata da Jimmy Wales non è sempre stata presente. La nascita di Wikipedia nel 2001 rappresenta l’evoluzione digitale del progetto illuminista dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. Come l’opera settecentesca, Wikipedia mira a raccogliere e rendere accessibile tutto il sapere umano, ma con una differenza fondamentale: la costruzione collaborativa della conoscenza.

Non è stato facile né privo di critiche. Tanto che la comunità di chi la supporta in maniera volontaria, all’interno di Wikimedia, è quasi una setta determinata a vincere contro tutto e tutti. La piattaforma, grazie anche alla sua cultura combattiva, ha superato le critiche iniziali sulla sua affidabilità grazie a un sistema di controllo distribuito e alla trasparenza del processo editoriale. Ogni modifica è tracciabile, ogni fonte verificabile, ogni discussione accessibile. Il successo di Wikipedia dimostra come la democratizzazione del sapere non significhi necessariamente un abbassamento della qualità, ma possa portare a una conoscenza più ricca e sfaccettata.

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Il sapere in movimento

La struttura ipertestuale di Wikipedia ha ridefinito il concetto stesso di lettura e apprendimento. Questo è legato ovviamente all’ipertesto (nella versione scelta da Tim Berners-Lee riduttiva rispetto a quella più ampia con link ma anche back-link di Ted Nelson) ma va anche oltre. Perché lo studio di una enciclopedia online è un atto che era ben noto anche ai nostri nonni: avere una enciclopedia in casa era, soprattutto per chi non poteva andare a scuola o comunque non aveva studiato determinate discipline, una specie di tutor personale. La lettura serale di una buona enciclopedia era una delle cose più smart che una persona potesse fare nel Novecento. Solo che adesso è tutto innaffiato di steroidi. Apprendere non più un percorso lineare da A a Z, ma una rete di collegamenti che permette infinite traiettorie di esplorazione.

Questa architettura rispecchia più fedelmente il funzionamento della mente umana, che procede per associazioni e connessioni. Le pagine di Wikipedia sono nodi di una rete in continua espansione, dove ogni articolo è un potenziale punto di partenza per nuove scoperte. La facilità di navigazione tra gli articoli ha creato quello che viene chiamato “effetto Wikipedia”: la tendenza a seguire una catena di link, passando da un argomento all’altro in un viaggio di scoperta intellettuale. È anche una sindrome di disordine che porta alla frammentazione dell’attenzione e della capacità di approfondire in maniera ordinata, oltre che a perdere tantissimo tempo. Ma si sa che ogni moneta ha due facce.

La neutralità come metodo

C’è però un aspetto che è ancora più controverso di quello della frammentarietà e potenziale perdita di tempo nell’uso di Wkipedia. Ed è la sua correttezza. Non tanto la correttezza delle singole voci, quanto l’approccio teoretico per determinare cosa sia una voce corretta. Il principio del punto di vista neutrale (NPOV) di Wikipedia rappresenta una rivoluzione nell’approccio all’obiettività. Non si tratta di stabilire una verità assoluta, ma di presentare le diverse prospettive su un argomento, corredate da fonti verificabili.

Questo approccio è assolutamente in linea con i tempi moderni e molto “americano”. Non si spiega altrimenti come potrebbero soggetti che ad esempio in politica hanno una rispettabilità così diversa trovare lo stesso spazio. Questo approccio infatti ha creato un nuovo standard per la presentazione della conoscenza online. La neutralità non è vista come assenza di punto di vista, ma come inclusione equilibrata di diverse prospettive. Il dibattito costante tra gli editor sui contenuti e le fonti crea un processo di raffinamento continuo delle informazioni, rendendo Wikipedia un esempio di costruzione collaborativa della conoscenza. È un mondo migliore? Probabilmente no, ma certamente è un mondo diverso a quello in cui una cultura dominante prendeva delle decisioni più nette in termini di inclusione ed esclusione. E poi comunque è l’approccio che ha vinto, quindi volendo o nolendo dobbiamo tenercelo.

L’enciclopedia vivente

A differenza delle enciclopedie tradizionali, Wikipedia è un organismo in continua evoluzione. Gli articoli vengono aggiornati in tempo reale, riflettendo gli sviluppi più recenti in ogni campo del sapere. C’è tantissimo lavoro e ci sono varie tipologie di volontari: moltissimi che scrivono solo alcune voci una volta sola e poi fanno altro nella vita, pochissimi che vivono praticamente di pane amore e Wikipedia, correggendo le voci scritte dagli altri.

Questa varietà e dinamicità permette di documentare eventi mentre accadono e di integrare nuove scoperte scientifiche non appena vengono pubblicate. È un modello che sfida la concezione tradizionale di pubblicazione accademica. La natura “vivente” di Wikipedia la rende uno strumento unico per comprendere non solo il sapere consolidato ma anche come questo si evolve nel tempo.

Il futuro della conoscenza

L’analisi dei modelli di navigazione su Wikipedia offre spunti preziosi per il futuro dell’apprendimento digitale. La distinzione tra “busybody”, “hunter” e “dancer” suggerisce la necessità di interfacce che si adattino a diversi stili cognitivi. Le piattaforme educative del futuro potrebbero trarre ispirazione da questi modelli per creare esperienze di apprendimento più personalizzate ed efficaci. La tecnologia può supportare diversi approcci alla conoscenza.

Wikipedia ha dimostrato che la collaborazione su larga scala può produrre risultati di qualità comparabile a quelli delle istituzioni tradizionali. È un modello che potrebbe essere applicato ad altri ambiti della produzione e condivisione del sapere. Se vogliamo dare una visione positiva: è una buona pratica che potrebbe diventare universale con il riuso. Oppure una specie di tumore culturale che sta per andare in metastasi invadendo l’intera società.

Il valore della diversità

La presenza di Wikipedia in centinaia di lingue non è solo una questione di accessibilità, ma rappresenta anche la preservazione e la valorizzazione di diverse prospettive culturali sulla conoscenza. Qui c’è da dire infatti che il lavoro di base, quello “meno ideologico” di Wikipedia, è notevolissimo perché riesce ad archiviare il dato grezzo o per meglio dire semi lavorato di moltissima parte della cultura delle minoranze.

Attenzione però perché parte della geniale capacità di espandersi di Wikipedia deriva anche dalla sua flessibilità e varietà. Ogni versione linguistica di Wikipedia sviluppa caratteristiche proprie, riflettendo le priorità e gli interessi delle diverse comunità. Questa diversità arricchisce il patrimonio complessivo della conoscenza umana. Gli sforzi per colmare i gap di conoscenza tra le diverse versioni linguistiche stanno creando ponti tra culture e modi di vedere il mondo.

Il sapere che verrà

Cosa succederà adesso? Sappiamo per certo, è quasi un luogo comune, che l’emergere dell’intelligenza artificiale pone nuove sfide e opportunità per il modello Wikipedia. Sarebbe strano che non fosse così. La distinzione tra conoscenza umana collaborativa e sistemi automatici diventerà sempre più rilevante in futuro ed è quasi certo che ne vedremo delle belle.

Wikipedia potrebbe evolvere integrando strumenti di AI per migliorare la qualità dei contenuti e facilitare la collaborazione, mantenendo al centro l’elemento umano nella costruzione del sapere. Il futuro della conoscenza online si giocherà nell’equilibrio tra automazione e contributo umano, tra efficienza tecnologica e ricchezza dell’esperienza collaborativa.

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