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I feed RSS nacquero dagli esperimenti Apple nella realtà virtuale: la storia

The Register racconta la storia, poco nota, di come gli esperimenti di venti anni addietro nel settore della realtà virtuale, portarono alla nascita del metadati RSS. La storia parte dal 1996, periodo nel quale sembrava esserci grande entusiasmo per tutto ciò che ruotava intorno alla realtà virtuale. Tra i vari esperimenti Apple dell’epoca, un plug-in che permetteva di navigare il web in 3D. Nato come “Project X” e poi denominato “Hot Sauce”, l’ingrediente chiave del plug-in, era il Meta Content Format (MCF), formato di metadati sviluppato per definire il titolo di una pagina e un segnaposto per mostrare questa in ordine gerarchico in uno spazio 3D.

Gli utenti Netscape che sfruttavano il plug-in Hot Sauce potevano visualizzare siti che presentavano file .MCF all’interno del quale si trovava la descrizione dei contenuti del sito.

Nella schermata che vedete in queste pagine, “Sailmaker Software” è l’home page del sito web di un’azienda di esempio; i pulsanti colorati in arancione sono quelli di livello gerarchico inferiori (le sottosezioni), quelli gialli livelli inferiori e quelli viola, ancora layer di livello ancora più basso. Facendo click su una regione dello schermo o etichetta, l’interfaccia di Hot Sauce ingrandiva la porzione evidenziata mostrando le etichette nelle vicinanze sullo stesso livello.

L’utente poteva scendere o risalire “volando” tra i livelli, aiutato dall’illusione dell’effetto 3D. Non si creava quello che oggi chiameremo un convincente effetto di realtà virtuale, ma lo scopo non era tanto questo ma quello di “fornire un adeguato sistema di rappresentare una vasta gamma di informazioni sul contenuto”. Il virgolettato è di Ramanathan V. Guha, arrivato in Apple nel 1994 e interessato all’MCF poiché sentiva che nel web di allora mancavano funzioni per tenere conto di informazioni di contesto, difficili da comprendere dal punto di vista di una macchina e dunque complessi da descrivere.

Nel 1996 quanto aveva notato Guha aveva senso perché il web era un concetto giovane e non sempre era possibile indicizzare un sito in modo efficace. Hot Sauce era ad ogni modo una stranezza che finì per essere eliminata con la cura da cavallo voluta da Jobs al suo arrivo, il quale cominciò a eliminare varie tecnologie considerate non rilevanti. Fu dunque accantonata nonostante molti siti, incluso Yahoo, cominciarono a usarla.

Il plug-in "Hot Sauce" di Apple

Per farla breve, Guha (che, ironia della sorte, ora è un dipendente di Google) finì a lavorare per Netscape con un certo Tim Bray. Ai due fu affidato il compito di creare qualcosa con l’MCF combinandolo con l’XML. La richiesta di Netscape partì dal fatto che Microsoft sfruttava già l’XML per il Channel Definition Format (CDF), sistema che consentiva di verificare e offrire aggiornamenti su informazioni da un web server. La tecnologia di Microsoft era nata come risposta a PointCast, applicazione che scandagliava il web e i servizi di news aggregando i contenuti in un’applicazione desktop che funzionava anche da salvaschermo (all’epoca usatissimi per proteggere gli schermi CRT dalla visualizzazione prolungata della stessa immagine).

PointCast ebbe talmente successo che News Limited propose agli sviluppatori 450 milioni di dollari, offerta mostruosa per l’epoca anche per gli standard del boom delle prime dotcom. Microsoft fu sconvolta dal successo di PointCast e sviluppo funzioni simili per Internet Explorer 4.0; quest’ultimo prevedeva una funzionalità denominata Active Desktop che consentiva all’utente di utilizzare contenuti in HTML come sfondo del desktop. Le funzionalità di PointCast ed Explorer 4 avevano senso nell’epoca dei collegamenti via modem, giacché consentivano la lettura offline (senza connessione), risparmiando sui costi di connessione. L’utente poteva collegarsi, permettere a PointCast di scaricare i contenuti preferiti dall’utente, elementi che questo avrebbe letto in seguito, senza bisogno di rimanere costantemente collegato.

In un’era nel quale Yahoo! regnava sovrano, proponendosi come punto nevralgico dal quale partivano vari servizi, Netscape in qualche modo di sfidare l’idea del portale ideando un sistema che in qualche modo consentisse all’utente di personalizzare l’home page. Guha e Bray crearono quello che serviva a Netscape, il Resource Description Framework (RDF), partendo dalle fondamenta della tecnologia MCF. L’idea di Netscape era a promuovere l’RDF presso gli editori nella speranza che questi volessero di mostrare i loro contenuti all’enorme numero di utenti che allora usava questo browser. All’inizio del 1999 fu lanciato “My Netscape”, servizio che faceva affidamento ai file RDF con i quali i siti potevano descrivere i contenuti da trasportare sui portali personalizzati. Anche a un diverso dipendente di Netscape, Dan Liddy, fu chiesto di lavorare sull’RDF, gettando le basi delle specifiche RDF/RSS. La struttura RDF era eccessivamente complessa e a Liddy fu chiesto di preparare qualcosa di più semplice, quello che diventò poi RSS, formato sul quale neanche lui sembrava scommettere molto (“mi aspettavo che sarebbe morto di morte ignominiosa”). Tra i vari supporter di questo formato, Dave Winer, uno sviluppatore che creò un sistema per il publishing e la lettura degli RSS, un meccanismo che ancora oggi è uno dei più popolari formati per la distribuzione di contenuti Web, diventato lo standard de facto per l’esportazione di contenuti.

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