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India, una nazione schiava dei gruppi famigliari di Whatsapp

Un’intera nazione, anzi un intero subcontinente tenuto assieme da Whatsapp. Se la famiglia è l’istituzione chiave della società, almeno in India, i gruppi di Whatsapp dove le famiglie si riuniscono per condividere informazioni, video, fotografie, sono il tessuto e gli ingranaggi che fanno andare avanti tutto quanto. Fanno e disfano letteralmente le famiglie.

Sono circa 200 milioni gli utenti di Whatsapp in India: un numero elevato anche perché il paese è popoloso, ma soprattutto perché la penetrazione degli smartphone e dei sistemi di messaggistica istantanea è estremamente elevata: maggiore dei Pc rispetto ai paesi occidentali, e facilitata dall’utilizzo dell’inglese come una delle lingue nazionali degli indiani. Magari si può discutere con quanta precisione, ricchezza e bellezza gli abitanti dell’India padroneggino la lingua di Shakespeare, ma è indubitabile che l’uso di parole non accentante e che fanno parte dell’alfabeto ASCII tradizionale faciliti i sistemi di messaggistica istantanea che utilizzano le tastiere dei telefonini come base per funzionare.

Secondo BuzzFeed che ha messo assieme un po’ di storie raccolte soprattutto nella sfera anglosassone della rete (quella dove gli indiani tendono anche per ragioni coloniali a essere più spesso avvicinati dai sudditi di Sua Maestà la regina d’Inghilterra e del Regno Unito) il problema è che non si possono scegliere i gruppi di famigliari in rete così come non si possono scegliere le famiglie stesse. E così ci si trova invischiati in famiglie allargate estremamente ampie, magari dalla parte della linea maschile piuttosto che da quella femminile, con manifestazioni di culture peculiari, legate a forme di soggezione storiche, omofobiche, volgarità, violenze verbali, mobbying, bullismo, sottomissione.

Oppure si trovano anche gruppi di famiglie “normali”, dove tutto va bene, ci sono sempre saluti, scambi di messaggi e foto della colazione ogni mattina, decine e decine di galanterie e cortesie verbali, soprattutto fra consuoceri, lunghe e interminabili serie di saluti e auguri per ricorrenze, compleanni. anniversari, motivi di celebrazione, con vere e proprie gare “amichevoli” nel nostrare quanto questo o quel nipote sia cresciuto, quanto questa o quella pagella a scuola sia buona, la bellezza di una vacanza rispetto a tutte le altre, o di una automobile nuova. Insomma, un mare di divertimento.

Se il piccolo villaggio globale, una sorta di prigione digitale della mente, non fosse abbastanza claustrofobico, oltretutto senza più la possibilità di criticare e in qualche modo staccarsi da questo insieme di legami e regole non fossa abbastanza da noi in Italia, in India diventa ancora più piccolo, stretto e claustrofobico perché, secondo gli studi, la società indiana è classista e divisa in caste, soffocante, schiacciata dalla pressione dei valori sociali “condivisi”. E tutto questo si riflette nei gruppi su Whatsapp, che sono diventati una arena molto importante per giocare queste partite di sottomissione e mantenere un dominio generazionale: patriarcato basato sull’anzianità (ageista, come dicono i sociologi con un brutto calco dall’inglese, peraltro con una espressione, “ageist”, cioè “etaista”, altrettanto brutta nella lingua d’Albione), ricorso al sessismo e a forme di umorismo politicamente scorretto ma utilizzato per rinforzare una visione del mondo conservatrice, basata sulla stratificazione in caste tra loro impermeabili al mutamento e alla mobilità sociale.

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