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Intel, un corollario per la legge di Moore

La legge di Moore è un famoso enunciato del co-fondatore di Intel, Gordon Moore, che nel 1965 ipotizzo che le prestazioni dei processori sarebbero raddoppiate ogni 24 mesi circa. Quanto ipotizzato da Moore è sempre stato più o meno confermato nel corso degli anni, diventando il metro e l’obiettivo di tutte le aziende che creano microprocessori, non solo di Intel. Jonathan Koomey, professore di ingegneria ambientale e civile dell’Università di Stanford ed esperto in data center ha ora teorizzato una sua legge (una sorta di corollario della legge di Moore) secondo la quale l’efficienza energetica dei computer raddoppia ogni 18 mesi ossia ogni 1,57 anni. A queste conclusioni Koomey è arrivato esaminando 60 anni di dati sul consumo energetico dei dispositivi e sui loro picchi partendo dall’ENIAC costruito nel 1946 fino a quelli odierni. Il professore conclude che sebbene l’avvento dei transistor prima dell’elettronica moderna l’efficienza raddoppiava lo stesso ogni 18 mesi. Le leggi di Moore e Koomey dunque non sarebbero in contrapposizione ma complementari. Il trend vale anche per gli smartphone: questi dispositivi sono in grado di svolgere compiti di complessità sempre crescente, mantenendo inalterata la loro autonomia o eseguire operazioni molto complesse al pari dell’autonomia degli anni passati.

Uno dei motivi che spinsero Apple ad abbandonare i PowerPC per passare ai processori Intel, era l’eccessivo consumo energetico dei processori G5: impossibili da utilizzare su notebook, tanto che Apple non ha mai potuto realizzare un computer portatile con le ultime evoluzioni delle CPU a 64 bit della famiglia PowerPC sviluppati da IBM. The Atlantic fa notare che se un MacBook Air avesse la stesa efficienza energetica di un computer di venti anni addietro, la sua batteria durerebbe al massimo 2.5 secondi. Per consentire l’autonomia di sette ore di un MacBook Air, bisognerebbe utilizzare circa 10.000 batterie dell’epoca.

Nel corso dell’ultimo Intel Developer Forum, è emerso come il grande produttore di CPU stia studiando nuovi processori a basso consumo; Paul Otellini, CEO della multinazionale di Santa Clara, ha spiegato che «le innovazioni a livello di tecnologia del silicio e progettazione della piattaforma, ridurranno il consumo energetico della piattaforma in stato d’inattività di oltre 20 volte, rispetto ai design attuali, senza compromettere le prestazioni di elaborazione». Otellini ha spiegato che modifiche progettuali renderanno possibile una durata della batteria in standby di oltre dieci giorni entro il 2013; in pratica un processore Haswell dovrebbe dare un 30% di riduzione di consumo in stand by rispetto a un Core i5 di oggi. La batteria potrebbe arrivare fino a 24 ore di lavoro con una sola carica. L’obiettivo principale è incrementare l’appetibilità e le prestazioni degli ultrabook, la categoria di portatili ultraleggeri e ultrasottili su cui Intel punta in maniera decisa per dare una mano ai costruttori di PC suoi alleati alle prese con la missione di contrastare il successo di MacBook Air.

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