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L’€™abbandono degli Xserve è in realtà  una nuova strategia di Apple?

I colleghi francesi di Macbidouille provano a chiedersi cosa vi sia dietro l’abbandono degli Xserve e se dietro tutto ciò non vi sia in realtà una precisa scelta strategica. La mossa di Apple ha sorpreso chi lavora con questi prodotti e pur non avendo accesso ai dati di vendita di Xserve è difficile pensare si tratti di un problema di scarsa vendita, costi di ricerca o sviluppo. A differenza di quando i prodotti erano basati su CPU G5, le macchine server con CPU Intel non sono tutto sommato costose da realizzare. Fattori quali il form factor esterno, il numero e il tipo di dischi rigidi scelti dall’utente non influenzano i costi di produzione o sviluppo; stesso discorso il cambiamento di CPU. Anzi, la partnership con Intel consente di offrire di volta in volta prodotti con le ultime tecnologie, investendo poche risorse; anche i Mac di fascia alta, non richiedono più gli investimenti che, invece, richiedevano le macchine con le CPU di precedente generazione. Perché allora abbandonare questo settore? La risposta è che probabilmente gli Xserve non sono allineati alle strategie a breve termine di Cupertino. Nelle strutture di piccole o medie dimensioni, i Mac Mini o i Mac Pro in versione server possono sostituire senza difficoltà gli Xserve (questa importante tipologia di clienti non è persa); le grandi strutture o quelle che offrono l’hosting di siti web, sono settori nei quali, invece, Apple non ha mai brillato e l’ipotesi rimasta sul tavolo è una sola: il grande data center che la casa di Cupertino sta costruendo nella Carolina del Nord.

L’attuale tendenza degli operatori del settore web è il clouding: i clienti esternalizzano le risorse hardware, affidandosi a data center di grandi dimensioni. In cambio di abbonamenti, non devono più preoccuparsi di aspetti tecnici o problemi quali: la ridondanza dei dati, i backup, l’update dei software, la presenza di gruppi di continuità, l’applicazione di patch per la sicurezza, l’aggiornamento costante delle macchine e dei server. Apple, in modo simile a quanto offre da qualche tempo Amazon, potrebbe a breve offrire l’hosting virtuale su macchine Xserve, in cambio di canoni mensili proporzionali all’utilizzo delle macchine. L’approccio al cloud computing può essere immaginato come quello d’accesso a una centrale elettrica o telefonica: ogni utilizzatore, può prelevare risorse in base alle sue esigenze, senza sapere a quale centrale è connesso, né cosa avviene all’altro “capo del filo” con il quale è collegato il fornitore. Il sistema consentirebbe alla società di vendere servizi oltre alle macchine e confrontarsi su questo terreno con Google, Microsoft, Amazon e altri. Con iAd, ad esempio, Apple potrebbe offrire l’hosting dei siti veri e propri, gestendo anche la visualizzazione di campagne pubblicitarie e colpire “al cuore” le rendite di Google. Si tratta solo e soltanto di speculazioni, ma il tutto ha una sua logica. Ricordiamo che da diverso tempo Apple sta lavorando alla costruzione di un grande data center e dalle ultime indiscrezioni pare anche che questo potrebbe crescere e diventare ancora più grande di quanto inizialmente pensato.

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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