‘Le misure applicate successivamente all’accordo tra Dipartimento di Giustizia e Microsoft non sono servite a ripristinare la concorrenza, a correggere la condotta di Microsoft e a prevenire che quest’ultima si industriasse per impegnarsi in nuove iniziative illegali e condotte con lo stesso spirito. Il rimedio applicato è un totale fallimento’. Con questa dichiarazione lo stato del Massachusetts ha riaperto ieri ufficialmente le ostilità contro Microsoft.
Lo stato, l’unico che ha ancora una causa aperta con la società di Redmond, stava preparando da qualche settimana la documentazione necessaria per dimostrare che il maggior produttore di software al mondo non è stato in alcun modo scalfito dai provvedimenti assunti contro di esso dopo la condanna subita ormai qualche tempo fa. Ieri la presentazione del ricorso che in 43 pagine cerca di dimostrare come siano necessari provvedimenti più severi di quelli imposti dall’accordo vidimato alla giudice Kollar-Kotelly. Il Massachusetts chiede, tra le altre cose, una maggior disponibilità pubblica delle API di Windows, l’interoperabilità server-server, la distribuzione di Java e la distribuzione come Open Source di Internet Explorer.
La documentazione verrà utilizzata per il ricorso in appello contro la decisione della giudice che ha vidimato l’accordo tra DOJ e Microsoft. La seduta è prevista per il 4 novembre.