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Mac, una filosofia “aperta”. Altro che Mac-only

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L’articolo che John Borland ha scritto per Cnet deve aver fatto realmente arrabbiare David K. Every, giornalista di iGeek. Tanto da fargli scrivere una lunga e documentata risposta che non lascia spazio a molte incertezze: Cnet ha scritto delle cose molto imprecise.

In pratica, il punto che Every contesta nel servizio di Cnet è fondamentalmente uno: “Apple per lungo tempo ha seguito una filosofia per la quale hardware e software devono essere legati in modo praticamente esclusivo all’interno dei Macintosh per garantire qualità  e profitto. Ma adesso sta sviluppando e vendendo gli iPod, che hanno la caratteristica peculiare per Apple di essere aperti al funzionamento con il software di Microsoft, l’ambiente Windows”.

“Questo tizio – scrive come risposta Every – è nuovo all’industria dei computer oppure sta scrivendo di Apple per la prima volta. Spieghiamogli un attimo come stanno le cose”.

E la spiegazione è veramente lunga e dettagliata. Si parte dal software, con la constatazione che fin dai primi anni Ottanta Apple ha realizzato prodotti cross-platform anche per Pc. Claris, la divisione software, ha realizzato per un decennio FileMaker, ClarisWorks ma poi ci sono stati anche QuickTime, PostScript, TrueType Font, OpenDoc standard, ma anche linguaggi di programmazione ai quali Apple ha partecipato nella fase di definizione. ObjectPascal, standard Lisp (Clos), C++, ObjectiveC, HyperTalk.

Anche dal punto di vista hardware, la lezione di Every è dettagliata e spietata: Newton supportava simmetricamente sia Mac che Windows ed Apple è sempre stata coinvolta (lo stesso non si può dire per molti fabbricanti di periferiche del mondo Pc) nei processi di definizione degli standard: da RS-232 a RS-422, NuBus, PCI, SCSI, ADB, 1394/FireWire e la stessa Usb.

Lo stesso fenomeno dei cloni Mac, esperienza terminata da Steve Jobs nel 1997, è stato un segnale di apertura generalmente male interpretato: Apple ha aperto alla concorrenza dei cloni molto più di quanto i singoli sviluppatori all’interno dello standard x86 abbiano mai fatto.

Inoltre, Apple ha anche sviluppato il design di prodotti la cui vendita era affidata ad altre come Bandai per Pippin(la console destinata al mercato giapponese), o piastre madri fabbricate da terzi come Motorola per il PowerMac 4400, senza contare l’architettura dei processori Risc, che nasce da una alleanza (quindi massima apertura) con Ibm e Motorola.

Infine, il capolavoro dello standard senza fili 802.11, sviluppato da un comitato e sposato da Apple per prima e che ha decretato la nascita del mercato del Wi-Fi, oggi ritenuto fondamentale per l’intera industria IT.

E come se non bastasse, la svolta portata in Apple da Steve Jobs nel 1997 con l’acquisizione di NeXt e quindi del sistema operativo OpenStep, che ha comportato il definitivo matrimonio con la filosofia dell’apertura e della standardizzazione che proviene dal mondo Unix (nato nel 1969).

L’iPod, l’alleanza con Hp e il successo nel nuovo mercato della musica digitale sono solo gli ultimi di una lunga catena di strategie e prodotti mirati a fare del mercato dell’informatica qualcosa di differente da quanto sognato da Microsoft e Intel. Con buona pace di Cnet e dei suoi articoli.

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