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Pc World: nella “hall of fame” quanta Apple!

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Diciamo subito che sul podio Cupertino ci finisce con un prodotto del 1977, l’indimenticato Apple II, il computer per “Chiunque” capace di far girare fogli di calcolo, giochi, espandibile e così… cool, come ancora oggi solo i Mac sanno essere. Non è stato letteralmente il primo personal computer, ma la scintilla che ha messo in movimento l’intera industria informatica. E anche questo è vero tuttora. Occupa la seconda piazza alle spalle del primo browser della storia: Netscape Navigator, nato sulle ceneri di Mosaic e tuttora presente sia in Firefox sia in Explorer; come a dire che la bontà  di certe idee è difficile obliarla del tutto. Il suo merito? Aver reso disponibile la rete delle reti al grande pubblico. Html, tag e quant’altro, renderizzati dal browser e interpretati per chiunque disponesse di una connessione. Nulla fu più la stessa cosa.

Scorrendo la classifica, subito dietro a TiVo (consentì per primo la digitalizzazione dei contenuti video), Napster (inventò il peer-to-peer e impresse un formidabile movimento alla questione dei diritti legali dei contenuti digitali) e Lotus 1-2-3 (diede la spinta decisiva all’uso professionale e manageriale del PC) c’è – al sesto posto – il player si Apple: iPod. Fu un successo istantaneo e formidabile sostenuto dalla famosa facilità  d’uso e dallo stile inimitabile di Cupertino. Ha reso i contenuti audio video a portata di chiunque, in ogni luogo, in un prodotto sempre più cool e minuscolo. Non a caso, Apple detiene saldamente la leadership del mercato con un “mostruoso” 73 % dello share.

La classifica scorre ancora e dietro gli indimenticabili Motorola StarTac, WordPerfect 5.1, Tetris! – come dimenticare il giochino che ha appassionato un’intera generazione di giovani? – Adobe Photoshop 3.0, l’IBM ThinkPad, l’Atari VCS/2600 – il precursore di ogni console di giochi – c’è ancora Apple, al quattordicesimo posto, con il Macintosh Plus del 1986, “il più amato dei Mac”. Il suo stile all-in-a-box, la porta SCSI, il floppy da 3.5 pollici e l’incredibile dotazione di memoria espandibile fino a 4MB ne hanno fatto un simbolo inimitabile che Apple sfrutta ancora per i suoi attuali iMac.

La classifica di PcWorld scorre ancora e troviamo una messe di prodotti sfornati da mamma Apple: al ventunesimo posto c’è iTunes 4 che rese possibile acquistare legalmente la musica digitale imponendosi come lo standard del mercato vendendo ben due miliardi di canzoni. àˆ l’inizio di un’era, quella che oggi fa la storia della musica digitale online. Al trentesimo posto troviamo Mac Os X che rese Unix disponibile a chiunque in un modo così intuitivo che nessuno avrebbe potuto nemmeno immaginarlo. Al trentaquattresimo l’Airport Base Station che rese la connessione wireless facile come un gioco. Al quarantunesimo, HyperCard, partorito dalla mente geniale di Bill Atkinson: un programma di sviluppo per applicazioni multimediali che anticipò il web e soggiace allo sviluppo del più sognante dei giochi: Myst.

Se riguardiamo la classifica ci accorgiamo che PcWorld inserisce una messe di prodotti nati per Mac, anche se non direttamente sfornati da Cupertino: almeno due costituiscono parte essenziale dello sviluppo e del successo della piattaforma Macintosh: Adobe Photoshop – l’editor d’immagini che tutti conoscono, ovviamente – e Aldus PageMaker, che fu il primo programma a rendere semplice e potente l’impaginazione tipografica digitale.

Alla fine, rimaniamo con l’impressione di aver scorso una storia che ci appartiene, che noi stessi abbiamo percorso in questi anni di sviluppo informatico e di conquiste per tutti: computer potenti, semplici e affidabili sui propri tavoli, applicazioni portentose che gestiscono qualsiasi tipo di informazione, musica a josa che portiamo ovunque, sistemi operativi sempre più potenti e affidabili, apparecchi che stampano libri anche dalla propria postazione casalinga, macchine che s’intersecano in reti sempre più gigantesche… Una storia che abbiamo condiviso tutti noi, appassionati e clienti di quella che è universalmente riconosciuta come una parte essenziale della storia dell’informatica.

[A cura di Fabio Bertoglio]

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