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Samsung: “Sentenza pro Apple della Corte Suprema aiuterebbe i Patent Troll”

Samsung, condannata nel 2012 dopo un lungo contenzioso con Apple su una serie di brevetti, a dicembre dello scorso anno si è appellata alla Corte Suprema. Secondo il produttore sud coreano, la sentenza che l’ha portata alla condanna ha applicato in modo eccessivamente restrittivo le leggi in materia mettendo in questo modo un freno alla competizione nel settore tecnologico. Secondo Samsung la legge americana del 1887 è troppo datata e restrittiva per i prodotti moderni; alcuni elementi del contendere a suo dire non sono funzionali allo smartphone e non dovrebbero essere sottoposti a copyright.

La Corte Suprema dovrebbe decidere il prossimo mese la questione del come calcolare le somme per violazione dei brevetti. Dopo una serie di ricorsi, a dicembre del 2015 Samsung ha pagato 548 milioni ad Apple e ora sostiene che i danni per violazione di brevetti dovrebbero essere calcolati tenendo conto del solo design dei dispositivi e non dei profitti complessivi generati da quello stesso prodotto (come previsto dal Patent Act del 1952). La sanzione, a suo modo di vedere, non dovrebbe essere calcolata sull’intero utile ma in proporzione ai singoli elementi e componenti “incriminati” sfruttati nella fabbricazione dei prodotti.

Apple ovviamente sostiene il contrario, spiegando che senza questi elementi l’iPhone è solo “un mucchio di componenti elettronici e un paio di milioni di righe di codice”. In breve, dice Cupertino, i singoli elementi sono importanti come e quanto tutto il dispositivo.

Nelle ultime comunicazioni alla Corte Suprema, i legali di Samsung sostengono che la decisione di Apple aprirà le porte a “una nuova razza di Patent Troll”. Un’azienda che viola una piccola percentuale di un prodotto, potrebbe “ingiustamente” essere ritenuta colpevole e pagare tenendo conto del 100% dei profitti generati dall’intero prodotto. Samsung ha dalla sua parte Google, Facebook, Dell ed eBay, aziende che sostengono la questione dell’inadeguatezza del Patent Act. Per analogia, affermano le parti chiamate a sostenere la tesi di Samsung, un produttore di una Smart TV potrebbe essere chiamato a corrispondere importi relativi al 100% dei profitti, anche se la TV viola una parte insignificante di un brevetto. Un esempio più calzante citato dai legali dei sud corani è quello relativo alle automobili: un produttore che copia il portabicchieri di una diversa casa, dovrebbe pagare tenendo conto dei profitti generati dall’intera vettura.

I legali di Samsung e Apple discuteranno davanti alla Corte Suprema l’11 ottobre.

Apple Vs Samsung

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