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I dazi faranno costare di più gli iPhone 17, Apple dirà che sarà per le novità

Dico ma non dico. È questa, secondo l’autorevole Wall Street Journal, la strategia che Apple si preparerebbe a mettere in campo per fronteggiare l’aumento dei costi di importazione degli iPhone, un incremento dovuto ai dazi e che Apple non è intenzionata ad assorbire riducendo i propri margini, ma delle cui cause reali non potrà parlare esplicitamente.

Una strategia per l’aumento di prezzo

La prospettiva di un aumento del prezzo di listino e la necessità di trovare una strategia elusiva per farla digerire al mercato è al centro di un articolo del Wall Street Journal, che per la prima volta fa cenno, appunto, ad un listino in aumento per il prossimo iPhone 17.

Apple fino ad alcuni giorni fa, spiega il giornale finanziario americano, ha provato ad aggirare il problema spingendo al massimo le importazioni dall’India e sperando che l’idea di dazi sui prodotti cinesi si ridimensionasse o che fossero rimodulati i dazi stessi.

In realtà, ad oggi Apple si è resa conto di non essere in grado di soddisfare in tempi brevi il mercato americano con i soli prodotti in arrivo dall’India (gli iPhone più costosi e più venduti al momento possono essere costruiti solo in Cina). In più, le trattative che potrebbero portare ad una sorta di pacificazione commerciale tra Cina e USA non daranno luogo ad una cancellazione dei dazi ma anche se ridotti all’attuale 145%, saranno di molto più alti rispetto a quelli in vigore durante l’amministrazione Biden.

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I dazi USA colpiscono, listino più alto

Apple avrebbe quindi deciso per quella definito come “il minore dei mali”: un aumento mascherato da novità, giustificato pubblicamente dall’introduzione di funzioni inedite, ma in realtà appliato per compensare proprio i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti.

L’obiettivo è evitare di essere colpiti dal maglio trumpiano, come accaduto ad Amazon, che in aprile aveva pensato di mostrare ai clienti l’incidenza dei dazi sui prezzi ma si era attirata la dura reazione della Casa Bianca, venendo costretta a fare marcia indietro.

Un rincaro globale per pagare un problema americano

Il rincaro, ed è qui che nasce una preoccupazione concreta anche per i mercati internazionali, dovrebbe essere applicato a livello globale per risultare coerente con la narrazione ufficiale delle “migliorie tecniche”. Un problema per chi, come i clienti europei o asiatici, non dovrebbe essere toccato dagli aumenti legati ai dazi, ma che finirebbe comunque per pagarli indirettamente.

Distribuendo l’aumento su tutti i mercati, Apple potrebbe attenuare l’impatto economico dei dazi USA, facendo in pratica pagare una parte del sovrapprezzo anche agli utenti dei Paesi, in un classico meccanismo di cross-subsidiation (per altro già applicato anche da altri marchi), dove quelle tariffe non avrebbero alcun effetto. In questo modo, il rincaro negli Stati Uniti risulterebbe più contenuto, salvaguardando i margini e proteggendo al tempo stesso l’immagine del brand.

L’aumento di iPhone 17 è da giustificare

Tornando alla giustificazione del possibile aumento degli iPhone 17, dire che costano più degli iPhone 16 per funzioni tecniche, se l’obiettivo è non irritare l’inquilino della Casa Bianca potrebbe essere anche una buona idea.

Ad Apple resta però il problema di trovare una motivazione tecnica sufficientemente solida per legittimare l’aumento ed è qui che potrebbe porsi un bel problema.

I dettagli delle novità previste non sono ancora stati svelati, ma non pare proprio che, spessore di iPhone 17 Air a parte, iPhone 17 Pro e iPhone 17 possano essere presentati come dispositivi rivoluzionari nelle specifiche e nelle funzioni.

Un bel grattacapo per la macchina della comunicazione di Apple che, tra spot poco azzeccati e pubblicità a funzioni inesistenti, durante gli ultimi mesi di guai ne ha già avuti per conto suo, senza essere costretta a risolvere anche i problemi che derivano dalle barriere doganali.

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