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Nano Banana, l’AI di Google non ti cambia la faccia, cos’è e come funziona

Da qualche giorno il web parla solo di “banane”: è il soprannome—nato da un teaser con tre emoji—del nuovo modello per immagini integrato in Gemini. Il nome ufficiale è Gemini 2.5 Flash Image, ma tutti lo chiamano Nano Banana: un sistema di generazione e editing capace di modificare foto e scene complesse senza stravolgere i volti, gli animali o gli oggetti che ci interessano. 

La novità è già disponibile nell’app Gemini su web e mobile per utenti free e a pagamento, con watermark visibili.

Cos’è Nano Banana 

Nano Banana è il nuovo modello di editing e generazione immagini di Google DeepMind integrato in Gemini: consente di caricare una foto, descrivere in linguaggio naturale cosa cambiare (“metti uno sfondo notturno”, “sostituisci la maglietta con una rossa”, “aggiungi il mio cane accanto a me”) e ottenere risultati coerenti con l’identità dei soggetti anche dopo più passaggi. È stato testato e lanciato con questo nickname e oggi è operativo per tutti via Gemini.

Come funziona nano banana: coerenza d’identità, multi-turn e fusione immagini

La differenza principale rispetto ad altri tool è la coerenza dei soggetti: il modello “aggancia” tratti del volto, proporzioni e stile e li mantiene stabili anche cambiando outfit, luce, angolazione o contesto. Questo riduce quell’effetto “quasi uguale ma non proprio” che spesso tradiva gli editor IA nelle versioni precedenti. Inoltre supporta editing multi-turn: puoi chiedere piccole correzioni successive senza perdere la somiglianza di partenza.

Sul piano tecnico, Gemini 2.5 Flash Image lavora con prompt e istruzioni iterative, può comporre più immagini in una (per esempio unire scatto del soggetto e sfondo separato) e gestire trasferimento di stile, modifiche locali su zone specifiche e rendering accurato del testo nelle immagini. Tutte funzioni documentate nelle guide sviluppatori di Google AI. 

Nano Banana, l’AI di Google non ti cambia la faccia, cos’è e come funziona - macitynet.it
Prompt utilizzato: crea l’immagine di un maschio 55enne caucasico, altezza 1,75 cm,, capelli corti leggermente grigi con occhiali da miope con montatura nera vestito con camicia blue scuro e bermuda tortora un po’ larghi, scarpe tipo nike blue scuri e calzini molto corti seduto su un divano angolare ikea karlanda di colore rosso su un cuscino terminale e con il laptop sulle ginocchia che sta scrivendo un articolo. Al polso ha un Apple watch. Davanti a lui un tappeto ikea a colori variegati, sul rosso, blue e arancione. Alle spalle una parete bianca di un quadro con un inquadratura di un film di Wes Anderson e una stampa di un museo di TinTin. Luce trasversale di primo mattino e atmosfera di concentrazione e leggera drammaticità. Inquadratura di tre quarti frontale.

Uso multipiattaforma, anche su Mac, iPad, iPhone

Per l’ecosistema Apple la strada è semplice:

  • iPhone e iPad: aprire l’app Gemini e caricare la foto da modificare; dettare o scrivere il prompt e ottenere la versione ritoccata con la possibilità di rifinire a più riprese.
  • Mac: andare all’interfaccia web di Gemini dal browser (Safari, Chrome, ecc.), caricare l’immagine e proceedere  come sopra.
    Google conferma che l’aggiornamento è attivo su web e mobile e aperto sia agli utenti free che a quelli paganti 

Si può provare anche con il piano gratuito di Gemini. L’accesso “free” consente di usare il nuovo editor; i piani a pagamento rimangono utili se serve lavorare con volumi più elevati o carichi professionali continuativi.

Può essere usato per:

  • Ritocchi intelligenti: cambiare sfondo, abiti o accessori “tenendo ferma” l’identità del soggetto—perfetto per ritratti, lookbook e contenuti social.
  • Compositing rapido: unre due o più scatti (persona + luogo) in un’unica scena coerente per mockup, campagne o miniature YouTube. 
  • Correzioni locali: rimuovere elementi, sfocaree lo sfondo, cambiare colori in aree specifiche, con prompt naturali, senza micro-selezioni manuali. 
  • Testo nelle immagini: loghi, poster e grafica con testo più leggibile e allineato. 

E’ da notare che nonostante il salto di qualità, alcune operazioni “da fotoritocco classico”—per esempio il ritaglio con rapporto d’aspetto preciso—non sono ancora al livello dei software tradizionali.

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Secondo prompt: Stesso look ma seduto su un sgabello da cucina con il macbook sulla penisola e con lo sfondo di una tipica cucina italiana
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Terzo prompt: Stesso look ma con una cucina in stile nordico sullo sfondo

Sicurezza, watermark, protocollo da seguire

Tutte le immagini create o modificate in Gemini includono un watermark visibile e la firma SynthID invisibile, progettata da DeepMind per indicare la provenienza IA. L’obiettivo è permettere a piattaforme e partner di riconoscere in modo affidabile i contenuti generati. Resta però un tema di ecosistema: i watermark aiutano, ma non sono una bacchetta magica contro i deepfake se gli altri sistemi non adottano standard simili. 

Come iniziare: flusso consigliato in 5 mosse

  1. Caricare la foto nell’app Gemini (iOS/Android) o su Mac via web. 
  2. Descrivere l’obiettivo (“stesso look, sfondo tramonto”). 
  3. Affinare a piccoli passi (“più caldo”, “capelli raccolti”, “togli la persona sullo 
  4. Aggiungere una seconda immagine per fondere soggetto e location. 
  5. Verifica watermark e/o provenienza prima di pubblicare su canali ufficiali. 

Perché è importante per l’AI e la creatività

Per creator, designer, ecommerce, newsroom e piccole agenzie, la coerenza d’identità è un cambio di passo:

  • Storytelling seriale: personaggi riconoscibili in più scene e formati; ideale per reel, motion poster, webcomic, infografiche animate.
  • Branding e cataloghi: varianti di prodotto “pulite” (colori, pattern, ambienti) mantenendo proporzioni e luci realistiche, con iterazioni rapide direttamente nel browser del Mac. 
  • Prototipazione creativa: compositing e prove di stile senza uscire da Gemini, accorciando i passaggi tra idea e visual finale. 

Allo stesso tempo, la qualità raggiunta riapre il dossier affidabilità: se un’IA modifica volti “tenendo te, te”, aumenta il rischio di abusi (deepfake credibili). L’approccio di Google—watermark visibile + SynthID—va nella direzione giusta, ma richiede adozione ampia e collaborazione tra piattaforme per diventare davvero efficace a livello di ecosistema. 

Nano Banana non è “magia nera”: è un editor IA conversazionale che rende più veloce e ripetibile ciò che prima richiedeva maschere, livelli e tanto tempo. Questo significa produrre più varianti—in coerenza – mantenendo il controllo creativo. Mancano ancora alcune funzioni “pro”, ma la direzione è chiara: meno strumenti, più intenti. E con l’etichettatura by design, la speranza è una creatività più trasparente e tracciabile.

Per maggiori informazioni vi rimandiamo alla pagina di Google dedicata all’argomento.

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