Appleinsider fa sapere che una delle più interessanti novità venuta fuori nel corso della WWDC è emersa durante una sessione intitolata “Costruire applicazioni con il look & feel nativo, usando SproutCore. Benché Apple abbia fatto firmare un accordo di NDA (Non-disclosure agreement, non divulgazione) per tutte le sessioni della WWDC, è già possibile sapere molto sulla tecnologia SproutCore essendo questo un progetto open source
Apple parla di SproutCore come “un progetto open-source, indipendente dalla piattaforma, ispirato a un Framework Javascript Cocoa, per la creazione di applicazioni con lo stesso look & feel delle applicazioni desktop”.
L’idea di appoggiarsi a questo progetto è emersa lo scorso autunno quando fu rivelato che la web gallery del servizio .Mac era stata costruita usando il frame work in questione. Sviluppato in origine da Charles Jolley della società SproutIt per la creazione di un gestore di e-mail on-line chiamato “Mailroom”, il framework si è nel corso del tempo arricchito andando oltre quanto normalmente permesso da altri framework JavaScript, consentendo la creazione di applicazioni molto ricche e complete, oltre che animazioni e pagine web complesse.
Javascript è un linguaggio molto potente e diffuso grazie alla sua integrazione in tutti i moderni browser; l’unica pecca è la mancanza di strumenti per sviluppatori che vanno al di là dei semplici tool per la creazione di script e la mancanza di strumenti seri per la creazione di animazioni ed effetti dinamici. A detta di molti, la mancanza di strumenti di sviluppo robusti e standard ha permesso la grande diffusione di tool come Flash. Le pagine web che si appoggiano a Flash, però, richiedono la presenza di un plug-in e devono passare il controllo all’interprete Adobe. Questo rende gli sviluppatori troppo dipendenti dalla casa di San Jose. Se quest’ultima decidesse di non supportare determinati dispositivi o piattaforme, automaticamente gli sviluppatori si ritroverebbero con applicazioni inutilizzabili, indipendentemente dalla loro volontà .
Apple stessa sembra non amare particolarmente Flash ed ha sempre preferito appoggiarsi a framework quali Prototype e Script.aculo.us. Tali framework creano codice leggere, “pulito” e ottimizzato per tutti i browser, rendendo più semplice agli sviluppatori la creazione di pagine web, permettendogli di concentrarsi sui contenuti delle pagine piuttosto che sul codice delle pagine stesse, reinventando ogni volta la ruota.
SproutCore permetterà ad Apple e ai propri partner di creare applicazioni che possono girare su iPhone, su Mac OS X, su Windows e su qualunque altro dispositivo che supporta JavaScript. Poiché le applicazioni girano in locale, la loro velocità di esecuzione è molto elevata (non è necessario attendere risposte da server remoti).
Apple ha contribuito allo sviluppo del framework e, a detta di Appleinsider, si appresterebbe a presentarlo come una sorta di Flash-killer. A Cupertino stanno facendo di tutto per rendere il framework più veloce possibile ed è in quest’ottica che va vista anche la recente notizia dell’adozione nel Webkit (alla base di Safari) di SquirrelFish, un motore JavaScript molto più veloce ed efficace rispetto a quello attuale.
SproutCore potrebbe diventare anche l’erede della Yellow Box per Windows, abbandonata nel corso dello sviluppo di Mac OS X e della quale più volte si è “rumoreggiato”. In questo caso, anziché richiedere un runtime Cocoa, agli utenti basterebbe un qualunque browser web che supporti JavaScript (Safari, Safari Mobile su iPhone, FireFox, Internet Explorer 6/7).
SproutCore ha permesso ad Apple di creare le applicazioni cross-platform pensate per il servizio Internet MobileMe. Il prossimo passo potrebbe essere l’espansione del servizio, mettendo a disposizione versioni web della suite iWork o altre applicazioni ancora; dal momento, poi, che SproutCore è open-source chiunque potrebbe potenzialmente sviluppare applicazioni web in grado di appoggiarsi al servizio MobileMe. Apple potrebbe anche guadagnare una piccola percentuale e *perché no – creare un mercato specifico per questo servizio.
[A cura di Mauro Notarianni]