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Al Macworld di Boston si evoca lo spirito di Jobs

Si è aperta così, con un simulacro di Steve Jobs e l’ironica invocazione del suo spirito la prima giornata ufficiale del Macworld di Boston. La conferenza inaugurale all’insegna della storia del Mac durante la quale non è mancata qualche frecciata al CEO da parte dei suoi vecchi amici.

‘€œDate il benvenuto allo spirito di Steve Jobs’€. Si è aperto così, con una battuta di David Pogue, editorialista del New York Times, che invitava ad applaudire una sedia vuota su cui erano deposti un paio di jeans e una dolcevita nera, il Macworld di Boston.

La mancanza non solo di Jobs, ma di un qualunque manager di Apple oltre che di uno stand della Mela, è in effetti, al di là  delle frasi di spirito che non hanno mancato di suscitare l’€™ilarità  dei presenti, l’€™aspetto di maggior rilievo dell’€™evento estivo dedicato al mondo Mac. Tornato per la prima volta del 1997 nel Massachusetts dove era sostanzialmente nato, il Macworld ha cercato di supplire con una conferenza inaugurale che si è richiamata al passato del Macintosh.

Accanto a Pogue c’€™erano infatti Bill Atkinson, Andy Hertzfeld, Jerry Manock e Jef Raskin, i creatori del primo Mac che hanno avuto occasione di parlare delle origini del computer che ha fatto la fortuna di Apple.

Nel corso della discussione all’€™insegna dell’€™ ‘€œamarcord’€ non sono mancate frecciatine polemiche all’€™indirizzo proprio di Jobs. La più diretta è stata quella scagliata da Raskin che ha ricordato come Jobs non ebbe alcuna parte nel progetto iniziale del Mac, ma vi sia stato coinvolto solo successivamente. Aggiungendo poi ancora più polemicamente come Jobs ‘€œnon abbia mai capito nulla dell’€™interfaccia, lui si occupava della ‘€œscatola’€ (intendendo con questo l’€™hardware vero e proprio’€, peccato che non sia mai riuscito a pensare al di fuori della ‘€œscatola’€ (ovvero ad uscire dai propri schemi mentali). Così Mac è passato dall’€™essere qualche cosa di incredibilmente grande a qualche cosa di incredibilmente dozzinale’€.

Sullo schermo sono poi passate immagini di Hypercard, una delle icone della genialità  di Apple. Bill Atkinson, inventore proprio di Hypercard, ha espresso come unico rammarico l’€™errore, risultato poi decisivo nel tramonto del programma, di non avere considerato al momento della sua creazione la variabile Internet.

Infine Andy Hertzfel ha fatto qualche cenno alle prospettive che avrebbe avuto il Mac OS se fosse stato concesso in licenza. Il parere di uno dei padri del sistema operativo di Apple è che probabilmente la società  di Cupertino avrebbe cambiato volto, ma nessuno è in grado di dire che cosa sarebbe successo realmente.

Come accennato nell’€™articolo di ieri il Macworld di Boston, che si è inaugurato ieri con il preambolo delle conferenze e che oggi apre la galleria degli stand, resterà  aperto fino a giovedì 15 luglio.

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