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Associazioni LGBTQ+ lamentano censure di Apple su App Store

Apple non perde occasione per sbandierare il supporto a iniziative che celebra la diversità, l’inclusione sociale e la libertà, incluse tematiche legate all’orgoglio LGBTQIA+ ma le sue azioni non sempre sono consoni alla comunicazione.

Lo studio di due organizzazioni non governative evidenzia che la Casa di Cupertuno ha autorizzato la censura di varie app legate alle comunità LGBTQ+ in 152 dei suoi store.

Fight for the Future, associazione che si batte per i diritti digitali dal 2011, e GreatFire, che studia le censura del Grande Firewall cinese, evidenziano 1.377 casi documentati di app che hanno subito restrizioni di accesso in tutto il mondo . Almeno 50 di queste app, comprese le app più popolari, non sono attualmente disponibili in uno o più App Store in paesi noti per abusi nei confronti delle comunità LGBTQ+.

Arabia Saudita e Cina sono i Paesi dove la maggior parte di app LGBTQ+ non sono disponibili (rispettivamente 28 e 27). 13 delle 20 app più popolari non sono disponibili in più di 20 paesi; le tre app più censurate sono Grindr, Taimi e OKCupid. 6 dei 10 store in cui i contenuti LGBTQ+ sono i più censurati si trovano nell’Africa sub-sahariana.

Nell’ambito dell’ultima Worldwide Developers Conference, Apple ha annunciato limitazioni per le «hookup app» (sinomino di app di dating), una decisione che ha scatenato reazioni di confusione e preoccupazione nella comunità LGBTQ+, con tutta una una serie di articoli e di thread su Twitter che attaccano Apple per la presa di posizione non lineare.

Il limite da non superare

Apple ha cercato di fare chiarezza e un portavoce dell’azienda ha riferito al Guardian che l’aggiornamento in programma mira a rendere effettivo il divieto per le app dedicate alla pornografia o che in qualche modo potrebbero facilitare la prostituzione.

Nel mirino delle nuove linee è «il materiale apertamente sessuale o pornografico» intendendo con questo anche «hookup app che possono includere materiale pornografico o essere utilizzate per facilitare la prostituzione». Apple punta il dito anche contro «descrizioni o manifestazioni esplicite di organi sessuali o attività intese a stimolare sentimenti erotici piuttosto che estetici o emotivi».

Nel mirino ci sono in pratica app che potrebbero facilitare la prostituzione, lo scambio di materiale pornografico e il traffico di esseri umani spacciandosi per app di dating.

Il Guardian riporta anche una dichiarazione di di Grindr, social network che ha un target maschile gay e bisessuale; il portavoce di Grindr ha riferito che l’azienda non è preoccupata, parlando di “una relazione forte e di lunga data con Apple” e spiegando ancora che i loro termini di servizio “non consentono la sollecitazione alla prostituzione, bloccando e vietando attivamente gli utenti che tentano tale comportamento”.

In alcune nazioni come in Cina Apple è ovviamente obbligata ad adeguarsi alle leggi locali. Ci sono però casi in cui la censura è meno presente, come in Malesia dove l’omosessualità è criminalizzata, ma dove sono state rimosse dall’App Store “solo” 7 app LGBTQ+ Al contrario, gli store nigeriani e coreani sono tra i 10 negozi in cui la maggior parte delle app non è disponibile.

Le due organizzazioni di cui parlavamo all’ìinizio ritengono che il “monopolio draconiano” esercitato da Apple sull’App Store renda possibili discriminazioni e censure, chiedendo ai regolatori di fare di tutto per porre fine alle pratiche del produttore.

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