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Carrier IQ, i produttori del software spia provano a fornire delucidazioni

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 “Carrier IQ” è il nome di un’azienda della quale si è molto parlato nei giorni scorsi: è la società produttrice di uno strumento diagnostico (secondo gli sviluppatori) da molti considerato una sorta di spyware poiché è in grado di registrare e trasmettere informazioni personali. Se in Europa la situazione sembra tranquilla (molti operatori hanno affermato di non usare il software in questione) negli Stati Uniti c’è chi pensa alle class action e ha già fatto partire le denunce. In un’intervista al sito The Verge, Andrew Coward, vice presidente marketing del produttore del software spia, prova a fare un po’ di chiarezza sulla questione e afferma che i dati raccolti sono sfruttati dalle società di telefonia solo per individuare problemi sulla rete.

La società Carrier IQ agisce da intermediaria, per conto di operatori statunitensi quali AT&T, Sprint e T-Mobile (Verizon afferma di non usare questi servizi). In Europa l’azienda non opera (probabilmente per via delle più stringenti leggi in termini di privacy) ma afferma che anche nel nostro continente i vari operatori usano simili meccanismi di analisi. Il software è precaricato sui telefoni adattandolo alle esigenze dei carrier e i dati trasmessi sfruttando il protocollo HTTPS. I server utilizzati possono appartenere agli operatori di telefonia mobile o terze parti che conservano i dati per conto di gestori. Carrier IQ agisce insomma da intermediario in conformità a contratti legalmente firmati e sottoscritti con gli operatori di telefonia. I dati (conservasti per 30 giorni) possono essere visualizzati e manipolati solo da questi ultimi. La fase di trasmissione (una media di 200Kb al giorno) è avviata quando il telefono è in attesa durante un qualunque momento della giornata e non è in carica.

I dati forniti sono un insieme d’informazioni sulla qualità della rete (per individuare le zone problematiche) e altre private come ad esempio l’IMEI utilizzato. Partendo dall’IMEI gli operatori possono verificare i registri della batteria in caso di lamentele sull’autonomia del telefono o verificare l’effettiva stabilità del sistema operativo. Secondo quanto afferma Coward nessun dato privato come audio, video, foto, contenuto della navigazione web, testi digitati, è inviato agli operatori e nessun carrier ha mai richiesto questi dettagli. Quanto affermato da Coward è in effetti stato confermato da Dan Rosenberg, un ricercatore che ha analizzato attentamente Carrier IQ, osservando che il software non può registrare gli SMS, non memorizza i numeri chiamati, non è in grado di testi digitati evidenziando però, che in alcune situazioni è in grado di inviare la posizione GPS ed è in grado di registrare gli indirizzi URL visitati, compresi quelli HTTPS. Per Coward la responsabilità non è di Carrier IQ ma di produttori e operatori del settore. Toccherà adesso agli avvocati stabilire se l’allarme sollevato è solo un polverone o vi è effettivamente un problema.

[A cura di Mauro Notarianni]

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