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Con iPad mini Apple si è tagliata i margini di profitto

L’iPad mini base, quello da 16 GB senza Wi-Fi, costa ad Apple 188$, un margine sensibilmente ridotto rispetto ad altri prodotti mobili di sua produzione e al di sotto del margine di alcuni prodotti di Samsung. La notizia, che forse per qualcuno sarà sorprendente e che butta un po’ di acqua sul fuoco delle polemiche per il prezzo del tablet, arriva da IHS realtà autorevole e specializzata nell’analisi del mercato della componentistica.

Lo smontaggio per la verifica del cosiddetto Bill of Materials (BOM) rivela vari componenti e l’identità di alcuni fornitori chiave. L’elemento più grande, il display, è prodotto da LG Display e AU Optronics e ha un costo stimato di 80$, in altre parole il 43% del BOM. I pannelli usano una tecnologia denominata GF2 (pellicola DITO): è questa che ha permesso la realizzazione di un tablet più sottile rispetto a prima. Tuttavia, secondo Andrew Rassweiler, analista di IHS a capo del team, la nuova tecnologia si sta rivelando problematica da fabbricare e spinge verso l’alto il prezzo del display; man mano che i processi costruttivi si assesteranno, i costi di questo componente saranno destinati a scendere permettendo ad Apple di ridurre i costi di produzione.

Samsung produce il processore A5, continuando il rapporto che da lunga data lega l’azienda con Cupertino, nonostante le due aziende continuano a battagliare nelle aule dei tribunali di mezzo mondo. Apple ha evitato di rivolgersi a Samsung però per altre componenti che in passato arrivavano dalla rivale: le memorie ad esempio ora sono acquistate dalla sud coreana Hynix Semiconductor e dalla giapponese Elipida. Altri componenti sono acquistati da Cirrus Logic (audio), STMicroelectronics (accelerometro), Broadcom e Murata (chip e modulo wireless). Le memorie incidono significativamente sul costo finale; le varianti con memoria maggiore (32 o 64GB) hanno un costo in più di 90$ e 162$ rispettivamente.

Il margine di Apple su questo prodotto è, dunque, del 41%, largamente inferiore a quello di altri prodotti come, ad esempio, dell’iPad 3 (50% di BOM) o, ancora più evidentemente, del recente iPhone 5. Secondo la stessa IHS il modello da 16 GB del nuovo telefono porta in cassa a Cupertino un margine del 68% (207 dollari di BOM, 649 il prezzo di vendita).

Come sempre ribadiamo, analisi come quella di IHS tengono conto dei soli componenti e non di voci importanti quali costi di sviluppo, licenze software, royalties, costi di assemblaggio e spedizione, packaging, margine per il distributore internazionale, margine per i distributori locali, margine dei rivenditori finali e marketing ed è molto probabile che sotto questo profilo i costi di iPhone 5 siano decisamente superiori. In ogni caso si confermano le affermazioni degli stessi dirigenti della Mela che avevano sottolineato come con iPad mini fosse stata fatta una scelta di prezzo “aggressiva”. Un guadagno, al lordo dei costi fissi come quelli sopra citati, è al di sotto di quello che guadagna, ad esempio, Samsung con il Galaxy Note 10.1 per il quale la stessa IHS ha stimato un margine del 54%

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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