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L’AI di IBM prevede come progredirà il Parkinson

Da anni diversi medici utilizzano i sistemi di intelligenza artificiale per rilevare tumori cerebrali, malattie renali e varie tipologie di cancro, ma quella che hanno addestrato i ricercatori di IBM insieme alla Michael J. Fox Foundation va oltre, facendo una previsione di come potrebbe progredire la malattia di Parkinson sia in termini di tempistiche che di gravità.

Non è un caso che ad aver contribuito al suo sviluppo ci sia la fondazione dell’omonimo attore, principalmente conosciuto per il ruolo del protagonista Marty McFly nella trilogia di “Ritorno al Futuro”, che a soli 30 anni di età gli fu diagnosticata una grave forma della malattia di Parkinson giovanile (l’attore, così obbligato a ritirarsi quasi del tutto dalle scene negli anni 2000, decise di lottare in prima fila per la ricerca sperimentale sulle cellule staminali, un impegno che lo ha portato ad istituire la sopracitata fondazione e a ricevere la laurea honoris causa dall’Istituto Karolinska nel marzo del 2010).

imb michael j fox parkinson

Come spiega il Lancet, una tra le riviste scientifiche più prestigiose al mondo insieme al British Medical Journal, il software messo in piedi dai due team potrebbe letteralmente trasformare il modo in cui i medici aiutano i pazienti a gestire i sintomi di questa malattia. «Il nostro obiettivo è quello di utilizzare l’intelligenza artificiale per aiutare i pazienti a progettare gli studi clinici» spiega IBM in una nota congiunta. «Ciò è molto importante perché, nonostante la prevalenza del Parkinson, i pazienti sperimentano una varietà unica di sintomi motori e non motori».

La svolta nella ricerca non sarebbe stata possibile senza la “Parkinson’s Progression Markers Initiative”, uno studio sponsorizzato dalla Michael J. Fox Foundation, che include un archivio dati contenenti una mole di informazioni relativa ad oltre 1.400 individui, un qualcosa che viene descritto come «il più ampio e robusto volume di dati incrociati sui pazienti affetti da Parkinson attualmente esistente» e che avrebbe consentito di addestrare l’intelligenza artificiale mappando complessi modelli che combinano sintomi e progressione della malattia.

Si stima che la malattia di Parkinson abbia colpito più di 6 milioni di persone in tutto il mondo e attualmente non esiste una cura nota. La IBM Research e la MJFF dichiarano di voler continuare a lavorare su questo modello di AI con la speranza di migliorarne gradualmente la precisione nell’analisi e nella caratterizzazione delle varie fasi della malattia.

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