Ci sono ancora le perplessità di tanti circa l’operazione Ibm-Lenovo che vede il passaggio a quest’ultima della divisione Pc di Ibm, l’azienda che nel 1981 inventò (e registrò) il nome della categoria, creando lo standard “Pc compatibile” che diede la possibilità a Microsoft di costruire insieme a Intel buona parte dei volumi del moderno mercato dell’informatica personale.
Le perplessità sono le più varie: tecnologie sensibili appartenenti ai laboratori americani che si spostano in Cina, il senso di una operazione che evidentemente riposiziona Ibm sul mercato informatico in un modo completamente differente, il rischio che i fabbricanti orientali – per adesso assemblatori e terzisti di tecnologie fondamentalmente progettate negli Usa – diventino una potenza a se stante.
Però, in queste ore l’affare – frutto di una lunghissima contrattazione e con un accordo complesso – è stato perfezionato e parte. I passaggi fondamentali sono la cifra pagata per acquistare la divisione Pc di Ibm, vale a dire 1,75 miliardi di dollari. Ibm acquisisce il 18,9% delle azioni di Lenovo, mentre Lenovo paga cash 1,25 miliardi di dollari oltre ad assumersi i debiti della divisione Pc.
I servizi e alcune delle divisioni Ibm, oltre alla sua grandissima rete di partner, continueranno a lavorare spalla a spalla con i nuovi padroni dei ThinkPad, mentre i marchi – compreso quello Ibm sui Pc – rimarranno ancora visibili per alcuni anni sui computer portatili.
L’operazione trasforma ufficialmente, combinando le quote di mercato delle due aziende, Lenovo nel terzo venditore mondiale di Pc.