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Mac Pro 8 core: i benefici valgono la spesa?

Il sovrapprezzo da sborsare per l’acquisto dell’ultimo prodigio Apple-Intel, il Mac Pro dotato di 8 core rispetto ad un 4 core, non è giustificato dall’€™incremento di prestaazioni che ne ne può ottenere? La domanda se la stanno facendo in molti dopo la pubblicazione dei primi benchmarks su Internet.

A suscitare dubbi e qualche perplessità  è il sito indipendente Bare Feats che ha messo sul banco di prova il Mac Pro 8 core con software e applicazioni di utilizzo comune.

Gli incrementi ottenuti dal sito, almeno con le applicazioni contenute nella recentissima Creative Suite, sono, eufemisticamente parlando limitati, se non addirittura deludenti rispetto alle aspettative. Con un programma quali Photoshop CS3, applicativi di riferimento per il fotoritocco e il montaggio video e tra i più utilizzati dagli acquirenti delle macchine della fascia Pro di Apple il Mac Pro 8 core è riuscito a battere il modello a 4 core di solamente il 3 per cento in Photoshop; in Aperture il divario è del 7 per cento in Aperture. Incrementi davvero esigui se si pensa al doppio dei core integrati nel modello più recente e soprattutto al divario di prezzo rispetto al 4 core. Su Apple Store italiano l’otto core costa ben 1.460 euro in più rispetto al modello di riferimento 4 core a 2,66 GHz.

I numeri e i risultati dei benchmark sono difficili da contestare ma prima di formulare un giudizio definitivo occorre tener presenti anche altri campi d’impiego e altri software presi come base per le prove. Esaminando più approfonditamente tutti i risultati registrati e pubblicati dal sito Bare Feats si scopre che il Mac Pro 8 core dopo tutto non è così male come alcuni titoli da scoop vorrebbero far credere, anzi, in alcune applicazioni il doppio dei core si sente eccome.

Nell’esecuzione della suite di benchmark Cinebench 9.5 tutte le unità  di calcolo vengono impiegate appieno, così il Mac Pro è in grado di eseguire il rendering di 8 parti differenti di una immagine contemporaneamente. Nei commenti ai risultati è evidente che chi scrive si attendeva un miglioramento delle prestazioni pari al doppio rispetto al Mac Pro 4 core ma, come in tutti i sistemi multiprocessore, le variabili da prendere in considerazione sono diverse. Il Mac Pro 8 nuclei ha fatto registrare prestazioni superiori del 45 per cento rispetto al modello 4 core. L’atteso incremento nell’ordine del 100 per cento non è realistico perché il bus di comunicazione sulla scheda madre e verso la memoria RAM rimane identico nelle due macchine prese in considerazione.

Riassumendo: il Mac Pro 8 core ha deluso le aspettative dei tester in tutte le prove che prendono in esame l’impiego di un solo applicativo o di più applicativi in contemporanea che richiedono frequenti accessi alla memoria. Viceversa il Mac Pro ha evidenziato prestazioni sensibilmente superiori al suo fratello minore a 4 core in tutti quei campi di impiego che richiedono potenza “bruta” di calcolo fornita dalla CPU. Per esempio il rendering di flussi video multipli e l’esecuzione in contemporanea di diversi applicativi in multitasking, meglio se tutti esigenti in termini di CPU.

Così più che etichettare come poco conveniente il Mac Pro 8 nuclei sembra opportuno precisare che questo dipende dagli applicativi e dai compiti a cui sarà  destinato.

Per quanto riguarda le prospettive future, aumenti nel bus di comunicazione e nella velocità  di accesso alla memoria, porteranno a un incremento nella resa dei sistemi multiprocessore.

Il problema più grande da superare in questa ottica però non è hardware ma software: per sfruttare appieno tutta la potenza di calcolo a disposizione degli attuali e dei prossimi processori Intel sia il sistema operativo, sia i programmi utilizzati devono tutti essere scritti appositamente per avvantaggiarsi dei core multipli presenti. L’impresa non è semplice e un numero consistente di sviluppatori software (sia in ambito applicativo, sia in ambito gaming) sta cercando soluzioni e possibili impieghi per le prossime generazioni di sistemi multicore.

[A cura di L. M. Grandi]

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